Il Brand emergente Vescovo creato da Antonio Pondini tra tradizione, streetwear e sostenibilità

Il dibattito sul sentimento di disorientamento che continua ad accompagnare gran parte delle generazioni nate a partire dagli anni novanta è quanto mai acceso: pensiamo all’attuale situazione pandemica, alle crisi economiche e ambientali, le lotte ideologiche, l’impegno quotidiano per la creazione di nuove e corrette narrazioni dei corpi. Viviamo al centro di un presente turbinoso e caleidoscopico, nel quale le nostre identità sono in continuo mutamento; nel rifiuto di forme e strutture di significato rigide, chiuse su loro stesse, ciò che mettiamo in discussione è proprio il tessuto socio-culturale che ci è stato tramandato dalle generazioni precedenti. Da questo senso di disorientamento individuale e collettivo e dalla necessità di una vera e propria ricostruzione di un concetto di comunità, emergono le proposte creative più luminose e lungimiranti.

“Nutrendo un grande interesse nei confronti del mondo della moda e provenendo da studi in Sustainability, Innovation & Entrepreneurship, nel 2019 ho iniziato a cercare un modo per coniugare la mia passione alle mie competenze tecniche. Così è nato Vescovo: lavoro con altre figure e la sinergia che coesiste tra noi mi spinge a definirci un vero e proprio collettivo”

–– Antonio Pondini, founder e designer del Brand italiano Vescovo

Vescovo è un brand genderless indipendente che nasce da un’idea del designer Antonio Pondini, in collaborazione con Francesca Parasecoli, Lorenzo Matteucci, Martina Fabbri e Pietro Mercaldo. Fa il suo ingresso nel mondo della moda nel 2020, dichiarando fin da subito, con un vero e proprio manifesto, la propria appartenenza ad un immaginario culturale in cui la bellezza dell’incontro, dello scambio e del dialogo, un concetto di ‘nuova sincerità’, sono reputati gli strumenti migliori per rispondere ad alcune criticità della società contemporanea, come l’alienazione urbana e la ribellione all’ordinario. Spiega Pondini: “Il termine di ‘nuova sincerità’ è ripreso dal postmodernismo degli anni ‘80 e trovo che spieghi e rappresenti molto il carattere del Brand. Vescovo vuole andare oltre le mode prevalenti e rivolgersi ad una community sempre più ampia e diversificata. Il termine dello scambio e del dialogo sarà sempre presente nel nostro lavoro”.

Queste riflessioni si traducono nel disegno di collezioni e di capi per lo streetwear che vogliono coniugare la tradizione sartoriale italiana ad una nuova tipologia di design semplice, minimale, non curante dei trend. Tutto questo seguendo processi di produzione e lavorazione il più possibile coerenti al tema sostenibilità. Nel luglio 2020 Vescovo riceve infatti il titolo di start-up innovativa dal Ministero dello Sviluppo Economico per la progettazione di una piattaforma che tracci la sostenibilità effettiva dei brand nelle fasi di sviluppo, produzione e distribuzione. “All’interno del nostro progetto un piccolo team lavora sulla Blockchain, su questa tecnologia che permette una chiara leggibilità della nostra intera filiera”, racconta Pondini.

Con la creazione della Capsule Fall/Winter 2020 Vescovo si presenta ponendo al centro tre tematiche di forte interesse per il brand: il confronto con l’artigianalità e la tradizione, in particolare della maglieria italiana, il legame con il concetto di ‘nuova sincerità’ che prende forma tramite la figura Charly, cavallo bianco maculato (a flea bitten white horse), che viene cucita sui maglioni ed i gilet del guardaroba genderless invernale, la tendenza verso una moda sostenibile, grazie all’utilizzo di tessuti con certificazioni GOTS (Global Organic Textile Standard) e tessuti pregiati di recupero.

Vescovo stagione 2021
Spring Summer 2021: credits Lorenzo Lazzati e Francesco Cibati

Tuttavia, è con la collezione Spring/Summer 2021 che la filosofia, la linea comunicativa e l’estetica che contraddistinguono il Brand emergono e lo fanno conoscere per il suo spirito innovativo, oltre che per le competenze in fatto di tradizione. Raccogliendo le influenze delle icone glam del postmoderno, (vengono apertamente citati personaggi come David Bowie, David Byrne, George Michael) appaiono abiti e camicie dalle vestibilità over che giocano su tessuti classici e richiamano il tailoring tradizionale; capi con tasche e colletti ampi, morbidi, tondeggianti, in una scala di colori pastello che includono il salmone, il beige, il rosa e l’azzurro. Aggiunge Pondini: “L’idea che ci ha guidato è stata quella di non inserire elementi che potessero creare contrasti, un sentimento di alienazione nei confronti di chi osserva, ecco perché tutti i capi sono stati costruiti seguendo linee abbondanti. Vogliamo che chiunque indossa un nostro capo si senta libero e avvicinabile agli altri. Questo lo si intuisce molto, secondo me, dai colori: non ci sono tonalità scure, solo e unicamente colori ‘sereni’, ‘sinceri’ per la cui scelta abbiamo speso molte ore di lavoro”.

vescovo
Spring Summer 2021: credits Lorenzo Lazzati e Francesco Cibati

La ricerca sui capispalla varia da tessuti classici, quali lana blu notte e misto cotone, a tessuti tecnici, in cui il brand ha voluto nuovamente toccare il contrasto tra innovazione e tradizione, tra reale e digitale. Commentando una citazione espressa dal Brand per descrivere la collezione, cioè ‘digital is part of the journey’, Pondini spiega: “Fa riferimento al fatto che il digitale ha segnato un punto di non ritorno e che dobbiamo prenderne coscienza quando riflettiamo sul legame tra la natura e il nostro benessere, imparando a non rifiutare il digitale ma a convivere con la sua presenza in maniera sincera, sostenibile. Ho sempre pensato che la moda sia un settore che dialoga pochissimo con il mondo dell’arte e della musica. La figura di Jon Rafman, e la sua arte improntata sull’impatto emotivo, sociale ed esistenziale del digitale, per noi e per il nostro lavoro è un riferimento costante”.

Vescovo stagione 2021
Spring Summer 2021: credits Lorenzo Lazzati e Francesco Cibati

Nelle immagini realizzate da Lorenzo Lazzati e Francesco Cibati per la campagna ‘my cakes, your boyband, our horsefriend’, non sono gli abiti, paradossalmente, ad apparire al centro, ma il rapporto che questi intrattengono con i corpi durante momenti di pura e preziosa convivialità. I tessuti delle giacche e dei pantaloni avvolgono le linee del corpo senza stringerlo, lasciandolo libero di muoversi e respirare al loro interno. Si spegne così, in chi guarda, la volontà o la curiosità di connotare questi capi rievocando identità e comportamenti precisi: non è utile né interessante sapere se quel che vediamo e ci piace sia etichettato come ‘da donna’ o ‘da uomo’. Sappiamo che non esistono motivi per cui noi non dovremmo indossarlo, che in quel ‘tutti’ a cui Vescovo si rivolge, siamo compresi anche noi.

I momenti di convivialità e di verità in cui veniamo immersi legano con un sottilissimo filo rosso il rapporto tra l’interno e l’esterno. Hanno a che fare con un concetto di familiarità con ‘l’altro’ che descrive una proposta, quella di Vescovo, di una performabilità ‘spensierata’ dei nostri corpi, che non tenga di conto dei canoni che si sono ossidati nell’opinione comune. “Il tema della comunicazione per noi è fondamentale. Nasciamo come un brand che vuole incoraggiare le persone a comunicare. Nelle nostre campagne non c’è mai una persona singola, vengono sempre proposte persone vicine alle altre proprio per sottolineare un senso di unione. Da questi concetti di naturalezza e spontaneità nasce la figura metaforica di questi valori, cioè il cavallo Charly, ‘a flea-bitten white horse’, fondamentale per noi per comunicare un desiderio da parte nostra di una connessione tra le persone”, spiega Pondini.

Vescovo stagione 2021
Spring Summer 2021: credits Lorenzo Lazzati e Francesco Cibati

Ciò a cui Pondini mira, attraverso un dialogo attivo con i vari membri del team, non è di dar forma ad un concetto libertà presente solo nella fase del disegno e di produzione dell’abito, ma che sia in grado di penetrare delicatamente nella vita di chi lo indossa, costruendo armonie e somiglianze con gli altri. Non più connotazioni e differenze.