Abbiamo incontrato i Moken e l’energia del loro sound.

E’ stato come viaggiare tra presente e futuro attraverso una dimensione ancestrale e incontaminata.

Un trio, Moken, composto da diverse menti e personalità che si incontrano e uniscono in un unico spirito. Luca (aka Dj Vietnam) ‘modular alchemist & screamer’ del progetto e co-owner, producer e A/R della label Future Me (FU.ME rec) dal 2014; insieme ad Antonio, Tutor Audio presso il SAE Institute, ed Edoardo; entrambi sound designers e produttori musicali, già affermati con il progetto parallelo A.I.C. (Andromeda in Catene) facendosi notare da brand come Off-White, C.P. Company e A Better Mistake per i quali hanno realizzato i sound dei relativi video promo per collezioni e documentari.

Moken è un progetto musicale che nasce nella realtà suburbana della periferia di Milano, tra scenari architettonici post-industriali che richiamano sonorità graffianti e visioni corrosive.
Insieme, dal 2020, sono la congiunzione perfetta tra dimensione presente e quella futura in un tentativo di evocare attraverso il loro sound l’eterna lotta che risiede nel nostro inconscio.
Per loro la musica è una materia occulta ed il loro habitat naturale oscilla tra basslines feroci, ritmi sporchi e vocal tormentati. Così, la parte vocale trova un’espressione predominante in alcune tracce, creando una connessione introspettiva e viscerale. 

La storia di Moken è inseparabile dalla storia della guerra, come la loro musica. Una storia segnata dal conflitto (interiore e non) dal quale emerge un’esperienza sonora accompagnata da immagini nitide e un’estrema forza narrativa. Da qui prendono vita le loro tracce e produzioni musicali, nate per farti perdere nel loro mondo.

Il 2020, un anno che ha estremamente segnato le sorti del settore musicale, ha rappresentato il campo di battaglia del trio e, allo stesso tempo, ha segnato l’uscita di diverse release.
La prima, “Lay Environment”, un EP che comprende quattro tracce più un remix di Kluentah in un climax di suspense fatto di ritmi duri ma avvolgenti che attraversano i generi techno, break ed electro.
Segue l’uscita dell’ LP “Nude” sull’etichetta discografica Industrial Possession; ad ottobre 2020, Moken si esibisce in una live performance presso Macao Milano presente nel documentario “A Pandemic Rave” sul canale YouTube della piattaforma Mondonero, nel quale per più di 12 ore si alternano performance di vari artisti della scena underground milanese.

luca moken

A dicembre il nome del trio compare nella raccolta V/A “CONGREGA” uscita su FU.ME rec dove confluiscono tracce di diversi artisti uniti dalla stessa visione nel raccontare, senza filtri, la realtà nella sua cruda brutalità.
Ogni traccia esprime con forza il bisogno di comunicare quel disagio che caratterizza i nostri tempi attraverso la ritualità sacra della musica. La stessa potenza espressiva è evidente in un’altra collaborazione che segna il loro percorso artistico dello scorso anno. Sempre sulla label milanese FU.ME esce, ad aprile, la collezione V/A “Suburban Tales 2” dove Moken si affianca ad altri noti artisti come The Exaltics, Violet Poison, Lake Haze e gli stessi AIC.

Un’altra conquista dopo mesi turbolenti è stata la collaborazione con la label spagnola Soil Records alla compilation V/A ”Tears for Fears Vol.3”, uscita su doppia cassetta. Qui Moken presenta la traccia ‘Alive’, un vero inno a chi resiste e non soccombe a questo presente incerto. Sulla stessa etichetta, è finalmente uscito l’ultimo lavoro “No Prisoners”, masterizzato da Thomas P. Heckmann, disponibile in versione EP in vinile, e in cassetta + digitale.

Non è facile descrivere il concetto che c’è dietro questo progetto, per questo ci siamo affidati completamente nelle mani del trio che ci ha condotto e accolto nel loro ambiente industriale, onirico e spesso brutale dove tutto è possibile. L’incontro con il trio Moken è stato sicuramente un viaggio in crescendo che ha raggiunto il suo apice con una jam session molto intima, in cui siamo perfettamente entrati in contatto con la loro profonda visione artistica. 

Li ho intervistati per scoprire meglio chi e cosa si nasconde dietro questo progetto. Non resta che lasciarci andare e goderci questo viaggio ipnotico e misterioso. 

Quando prende vita il trio Moken e dov’è nata l’esigenza di creare questo progetto?

Due anni fa andammo a fare una puntata a Operator Radio Rotterdam, in Olanda. Un’esperienza molto edificante che ha portato una grossa ispirazione. Tornammo a Milano, era Agosto, la città era vuota, e l’unica cosa da fare era chiudersi in studio. Nacque così una grande intesa molto prolifica tra Gli Andromeda e Dj Vietnam, ispirandoci a un immaginario comune: Moken.

Come definite Moken?

Moken è una identità artefatta trina, cioè composta da 3 elementi per crearne uno. Un po’ come Cerbero il mostro a tre teste.

trio moken

Nella vostra musica confluiscono sonorità darkwave, EBM, electro e industrial techno. Quali artisti e generi influenzano ed ispirano questa dimensione sonora?

Siamo tre persone che ascoltano musica costantemente, nelle nostre orecchie scorrono migliaia di melodie, timbri e ritmiche diverse. Il punto in comune però c’è: ci emozioniamo e lasciamo colpire dagli stessi particolari nella musica che condividiamo. La magia prende vita nelle sessioni di recording e arrangiamento. Le jam session in studio sono la vera essenza di quello che poi viene tradotto nel prodotto finale. La volontà è quella di riportare quella stessa energia che si scatena durante il live (che ora tanto ci manca) nei dischi.

Dipende molto da che strumento hai sotto le mani, dalla catena di effetti, dall’accordo suonato o dal beat che la sinergia della sessione in studio ci guida a utilizzare e creare. Non premeditiamo o ci imponiamo degli obiettivi stilistici, non è che tutto venga dettato dal caos, ma il confine è labile, il flusso creativo di tre teste messe assieme è un affare abbastanza caotico e per quanto ci possano essere dei paletti a prestabilire qualche tipo di regola è massima la libertà di espressione che ci concediamo l’uno con l’altro.

Più nel concreto possiamo dire di avvicinarci molto ai generi che hai citato, infatti alcune tracce del nostro repertorio sono facilmente catalogabili, anche se ricerchiamo sempre nella stesura e nelle strutture di arrangiamento la nostra cifra stilistica. Esteticamente possiamo essere tutto quello che hai detto ma, allo stesso tempo, non siamo nulla di queste. Siamo Moken e ricerchiamo quel suono che proviene dalla nostra pancia, dalla nostra testa e dal nostro cuore.

Quali release hanno segnato maggiormente l’evoluzione del progetto? C’è stata un traiettoria evolutiva in termini di suono e stile?

Difficile dirlo. Ci siamo messi insieme solo da un anno e mezzo, e abbiamo prodotto due LP, un EP in vinile su Fu.Me e altri 5 singoli su Various Artists. Quello che si nota facilmente è che per ogni progetto si riscontra un’evoluzione. Ogni release racconta una storia diversa, anche dal punto di vista della narrazione e degli ideali che ci ispirano. Stiamo viaggiando nel nostro iperspazio e ogni release è un nuovo pianeta, differente dal precedente, e noi ai comandi della nave.
“Lay Environment” racconta di Moken e la sua formazione; in “Nude” come appunto dice il titolo, abbiamo voluto metterci a nudo, stavamo iniziando la trasformazione verso l’identità di band; “No Prisoners” è la tappa finale di questa trasformazione, dove consolidiamo la nostra natura, comunque da non considerare come un punto di arrivo ma come un nuovo inizio verso l’esplorazione di altre sonorità.

In conclusione, se dobbiamo citare uno dei lavori che sicuramente ha più segnato la nostra strada, va citato “Lay Environment” su Fu.Me rec poichè ha avuto davvero un ruolo chiave nel nostro panorama musicale. Sentirlo suonare da tanti artisti che stimiamo e apprezziamo ci ha dato la carica giusta per continuare il nostro percorso, nonostante la data di uscita sia coincisa con quella del primo lockdown italiano.

E’ da poco fuori l’intera release dell’LP “No Prisoners” sulla label spagnola Soil Records. Ascoltando le tracce “Make My Day”, “Redemption” e “Night Chronicles” si fa sempre più incalzante l’idea di resistere ad un presente oppressivo che ci spinge a combattere con tutte le forze. Sentite che questa battaglia sia anche la forza motrice della vostra produzione?

Hai colto il nostro messaggio e questo è davvero molto importante.
E’ una guerra quella a cui facciamo riferimento che riguarda ogni essere umano, e che non si sviluppa solo in questi scenari distopici contemporanei a cui di sicuro dobbiamo resistere. Raccontiamo una lotta più personale e profonda contro il nostro stesso “io”, inscenata nella nostra mente. Non tutti trovano la forza di resistere, spesso si perdono le ragioni per cui combattere, a volte sono troppe le delusioni e le difficoltà, a volte si è vittima della prevaricazioni e delle ingiustizie.

A volte ci si ritrova inermi davanti agli eventi…
Quello che facciamo vuole essere un incoraggiamento, un inno alla resistenza, alla non rinuncia, a rimanere se stessi nonostante tutto.

In un momento in cui i club e la musica sono in stand-by, che eco ha avuto il lockdown nella produzione musicale e vita personale? 

Stiamo producendo davvero molto, grazie anche ai “tempi dilatati” a cui ci sta abituando l’era Covid ma l’atmosfera dei club manca tantissimo anche perché siamo impazienti di far conoscere al pubblico l’anima performante di Moken. Se apprezzi la nostra musica, sicuramente la apprezzeresti ancora di più respirando la sua energia live.

Quale deriva prenderà il futuro del mondo della musica, e specialmente Milano, come pensate ritroverà gli artisti locali della scena indipendente nell’era post-pandemia?

La situazione generale è disarmante. L’incertezza regna sovrana e non si sa più da che parte indirizzare lo sguardo, bisogna navigare a vista e sperare che le istituzioni trovino il modo di dare la giusta attenzione ad un settore come il nostro che in Italia è da sempre bistrattato. 

Riteniamo che alcune situazioni siano state penalizzate ed altre mal gestite, troviamo assurdo non poter permettere la riapertura di eventi e luoghi di cultura stabilendo le necessarie precauzioni sanitarie. Ci auguriamo che il prima possibile vengano rivalutati e riqualificati i significati di arte, musica e cultura e che sia nuovamente riconosciuta l’importanza di socializzare. Queste sono componenti essenziali per l’animo umano ed è stato avvilente vedere come in un attimo siano state messe all’angolo.

Senza fare spoiler, avete già in mente o state lavorando a progetti futuri?

Non possiamo entrare molto nel particolare ma si stiamo lavorando a nuove cose: c’è un remix in uscita a breve, un EP per l’etichetta di un guru della scena darkwave EBM, un altro EP per una nuova label molto promettente e altre richieste sono sul tavolo ma fermiamoci qui!

Credits

Art director & Styling: Federica Intraligi

Photographer: Gaia Olga Bianchi 

Ass. Photographer: Michela Pastorello

Editorial design: Federica Borghesio