Di origini brasiliane ma Londinese di adozione, Karoline Vitto è una designer emergente il cui lavoro si concentra sulla bellezza e la sinuosità del corpo femminile. 

La sua collezione di debutto – “The Body as Material” – è la stessa che ha presentato come progetto di tesi, per il Royal College of Art della Central Saint Martin e che hanno acclamato in tutto il mondo le realtà più importanti del settore, come Vogue, Dazed, i-D, Harper’s Bazaar e altri. Con la seconda collezione il brand debutta con lo store online, attualmente l’unico modo di acquistare i prodotti Karoline Vitto. 

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Photography by Eva Sanchez

Con le sue creazioni valorizza e risalta in maniera consapevole ogni forma e taglia. Il capo è uno strumento funzionale al corpo ed è, appunto, il materiale fondamentale per la creazione di un concetto che celebra quelle parti di corpo che sono sempre state additate come “sbagliate” e da nascondere. Materiali elastici ma sinuosi, che si adattano alle forme “non convenzionali” per esaltarne l’estetica, con dettagli cut-out, stringhe e lacci. Elementi e tessuti utilizzati in maniera strutturata per rimarcare particolarità del corpo come rotolini, pieghe, smagliature e pelle poco tonica, al contrario di molti altri designer che tentano da sempre di oscurare.

Ridisegnare il concetto di “body confidence”, senza rigidi standard al quale aderire, a favore di un’estetica nuova dove ogni corpo, curva e forma può esprimersi con libertà. I capi sono ovviamente custom made e pre ordinabili, senza sprechi e consumi inutili. Il pre-order è utile soprattutto per andare a colmare la taglia media, o più in generale la poca diversità delle taglie femminili, quella fetta di “mercato” che si ritrova spesso senza molte alternative di scelta.

Basta riflettere sulle origini della designer e alle tappe della sua vita, per capire quanto sia anche, ed enormemente, una questione politica e sociale: nata e cresciuta in un paese caratterizzato da canoni estetici ben precisi, il rapporto con il suo corpo non può che essersi capovolto all’arrivo in Inghilterra, visto l’enorme divario culturale tra i due luoghi. Da un lato uno dei leader della chirurgia plastica e dei ritocchi, dall’altro un’estetica che nel tempo è diventata un po’ low profile.

Ma a contribuire al suo concetto di body positivity sono state anche le costanti pressioni e le violazioni che le donne, e i loro corpi, devono subire. 

Karoline Vitto, non sentendosi a proprio agio nei canoni che le sono stati imposti, ha dato vita ad una decostruzione degli ideali più classici grazie anche alla (ri)scoperta dei propri dettagli di vera bellezza. Per questo il corpo/manichino diventa il materiale, la tela su cui dipingere capi avvolgenti e morbidi che mostrano con fierezza quel rotolino che ci fa sentire a disagio. Così, la catarsi: mostrarsi con le proprie insicurezze e fiere dei “difetti”,  distruggendo le barriere del convenzionale al quale siamo abituati e che non ci rispecchiano.

Inutile infine, dire che non è una questione di cosa sia giusto e di cosa sia sbagliato: è più una sorta di educazione alla consapevolezza, insegnare alle nuove generazioni che un corpo non è migliore dell’altro a seconda della taglia che porta, e che tutte le fisicità devono essere rappresentate allo stesso modo.