Emalia è unə giovane artista residente a Glasgow. Performance art e pittura sono le sue espressioni artistiche principali, nelle quali denuncia la poca rappresentazione della persona dietro l’artista, i privilegi per pochi e gli effetti del lockdown, attraverso una meticolosa progettazione degli spazi e degli ambienti.

Ciao Emalia. Raccontami di te e del tuo percorso.

Ho 27 anni e da quasi tre anni vivo a Glasgow. Mi sono trasferitx a fine 2018 dopo gli studi in Italia. Sono natx a Washington DC perchè mia madre è americana, ma quando avevo 10 anni ci siamo trasferiti in Liguria, vicino Ventimiglia dove è iniziato il mio percorso nell’arte. Dall’Istituto D’Arte e il percorso in decorazione e restauro sono passatx a scultura presso l’Accademia di Carrara. Poi l’Erasmus a Lisbona e a Venezia ho terminato il mio percorso di studi.

Dopo un breve periodo a Milano sono arrivatx a Glasgow, per un Master alla School of Arts. Finché è arrivato il Covid a stravolgere tutti i piani. Avendo cambiato scuola più volte ho potuto notare come il sistema di istruzione artistica sia davvero pessimo, sia in Italia che in UK, a Glasgow. 

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Courtesy of Emalia Mattia

Mi sorprende. Ci lamentiamo tanto del sistema italiano e di come sia paragonato in maniera negativa alle istituzioni estere… 

In UK è tutto basato sul profitto, nessun sostegno neppure in tempi di pandemia. Un master del tutto pratico era impossibile da portare avanti in video lezione, non abbiamo avuto notizie per mesi, non potevamo recuperare i nostri strumenti di lavoro. Così io e altri studenti di scuole d’arte inglesi abbiamo fondato il collettivo Pause Or Pay.

Ora ti stai dedicando completamente alla tua arte?

In realtà no. Io ho sempre lavorato, anche in Italia, durante gli studi. Ho sempre fatto lə camerierə e ci tengo particolarmente al tema del lavoro, è fondamentale anzi. Prima di essere un artista sono unə lavoratorə e indubbiamente questa parte della mia vita porta via tanto tempo alle mie giornate. Dopo quasi nove anni nel settore della ristorazione è praticamente una carriera la mia! Ed è importante “parlare” di questo nelle mie opere. 

Ecco, parliamo delle tue forme d’arte. Ti occupi solo di pittura?

Oggi la mia pratica d’arte principale è dipingere. Prima del covid facevo performance art, qui a Glasgow. Ho organizzato anche eventi in spazi appositi, con artisti che portavano in scena tematiche ben precise. Ho provato anche a trasportare queste performance in video arte.

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Courtesy of Emalia Mattia

… ma chiaramente non è la stessa cosa. Manca il rapporto con il pubblico, che definisce questa tipologia d’arte.

Esattamente. Le mie performance in particolare richiedono la presenza di un pubblico che interagisca, con me e con degli oggetti da me creati, che assumono un significato ben preciso. Inoltre sono performance improvvisate, nei limiti di tali oggetti, ma sempre improvvisate.

Cosa rappresentano questi oggetti? Ti ispiri a qualcuno in particolare? 

Keijuan Thomas e Sandra Johnston sono tra le principali ispirazioni. Quello che facevo io rappresentava il “wage labour”, le condizioni di lavoro e dei movimenti dei lavoratori. Per esempio, usavo un martello di cartapesta per “martellare” in testa il pubblico. Ho usato spesso simboli classicamente comunisti, che assumono significato politico e sociale. Quasi faccio fatica a parlarne, perchè ormai la scena è un ricordo lontano

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Courtesy of Emalia Mattia

Da queste figure “umanoidi” in china a rappresentazioni ben specifiche, con questi motivi ricorrenti e d’impatto. Cosa rappresentano e qual è stato il passaggio?

Le rappresentazioni in china sono il mio punto di partenza di solito, la base del disegno completo. Non so bene spiegare perché sono partitə da una cosa per arrivare all’altra. Di sicuro avere lo studio aiutava molto, dava più possibilità di sfogare gli impulsi creativi e utilizzare ogni tipo di strumento.

Uno dei tuoi ultimi disegni mi ricorda tantissimo la Red Room di David Lynch! É una reference voluta?

Non proprio. Sto notando che tutte le cose che faccio partono da un desiderio…Mi appartiene molto il concetto di “designer”… ma è complicato da spiegare, forse ha più senso in inglese.

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Courtesy of Emalia Mattia

Designer come “progettista” di uno spazio – concetto? Noto che sono tutti Luoghi ben definiti.

Si, sopratutto ultimamente. Luoghi ben precisi, come per esempio quello del bar. É un luogo che amo tantissimo e si trova qui nel South Side, l’unico luogo frequentato negli ultimi mesi di restrizione: è una comunità molto stretta, che mi ispira quotidianamente. Vivere qui mi ha aiutato davvero molto nel fare quello che mi piace, lasciandomi tanto anche come persona. Tutti gli spazi che immagino sono senza macchine, in cui vivono persone trans oppure non genderizzate. É una caratteristica molto presente: quando dipingo c’è un desiderio per qualcosa che non ho, qualcosa a cui non posso accedere.

Sento tantissimo questa cosa ed influisce molto sulla mia arte e sulle scene. Come il mio ultimo disegno su carta, in bianco è nero: siamo sempre a Glasgow, in uno spazio nato dal desiderio di uscire, poter stare fuori e vedere persone… conscio dei suoi limiti, rappresenta la sensazione di un qualcosa che sta per accadere ma non lo sai. Mi piace dare la sensazione di profondità, dare l’idea dello spazio in maniera “tricky”. Una prospettiva di piani nel quali immergersi totalmente.

Courtesy of Emalia Mattia

Effettivamente, guardandolo, è come essere trasportati in quella scena.

Sì, anche quando era appeso nel mio studio influiva moltissimo sullo spazio circostante e su chi entrava. Se inizialmente dipingere non mi affascinava era perchè nel fare performance creavo uno spazio multidimensionale, un atmosfera. A me piace molto l’idea del vedere un mio dipinto in casa di qualcuno, nel suo spazio… credo siano diversi gradi di intensità che, in maniera più sottile, influiscono allo stesso modo. Mi piace molto anche l’idea dello spazio domestico, abitativo, ed i lavori che hanno un peso in queste location.

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Courtesy of Emalia Mattia

Hai qualche progetto all’attivo o per il futuro?

Produco le mie t-shirt personalizzate, dipinte e illustrate con serigrafia. É un processo lento poiché ogni capo è diverso dall’altro e ciò richiede una particolare attenzione. Mi piace fare le cose per bene e questo chiaramente implica dedicarci molto tempo. Per il futuro penso mi dedicherò molto a questa produzione di abbigliamento e accessori personalizzati.