Un giorno questo mondo sembrava un posto sicuro e tranquillo, ma in realtà non lo era. Qualcuno ha fatto scattare un allarme o qualcosa del genere. 
Questa è un’uscita d’emergenza.

Fire Escape è una selezione musicale delle ultime uscite di Giugno by Acre
Abbiamo fatto scattare l’allarme, ora puoi uscire di qui.

Kelly Lee Owens – Inner Song Remixes 

Serie di remix dello splendido album Inner Songs della gallese Kelly Lee Owens, che nel 2020 ci aveva deliziato con una chicca di album che ha rappresentato per lei a livello personale qualcosa di molto importante. Quello che abbiamo qui è una serie di reinterpretazioni di alcune delle tracce migliori dell’album: duri break nel remix di Re-Wild di Breaka, la lettura in chiave glitch di Wake-Up firmata Loraine James, e possiamo ballare sul remix houseggiante di On firmato Elkka, fino ad una riscrittura più ritmata della fantastica Corner of my Sky, da parte di Coby Sey.

Tutti remix decisamente riusciti, in cui la bellissima voce della produttrice gallese non viene mai a mancare, così come non viene a mancare l’impronta personale e originale di ogni produttore delle varie tracce, tutti che danno un bel valore aggiunto ai pezzi.

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fire escape dean blunt

Dean Blunt – Black Metal 2 (Rough Trade Records)

Dean Blunt è uno di quegli artisti che riesce perfettamente nell’intento di incorporare alcune dinamiche ricorrenti all’interno della cultura contemporanea nella sua produzione. Maestro di un ritratto musicale affezionato alla de-costruzione e all’attraversamento e recupero di frammenti mediatici, con questo sequel del primo Black Metal del 2014 abbiamo qui un altro lavoro che porta avanti perfettamente il discorso intrapreso dall’enigmatico producer britannico. L’hype attorno a questo disco, come sempre, è stato costruito sapientemente da qualche tempo, e l’uscita di una traccia (non presente nell’album) accompagnata dal featuring con A$AP Rocky ci aveva fatto ben sperare.

Il risultato di questa operazione è un altro trip folk/neo-psichedelico racchiuso in tracce brevi, per la durata complessiva di 23 minuti. Queste poche righe non ci permettono di affrontare alcuni temi sollevati da questo album come meriterebbero, ma ci limitiamo a dire che probabilmente non è il suo miglior lavoro e non è all’altezza del primo Black Metal. Ma in fondo, ha senso fare questi paragoni per artisti come Dean Blunt? La risposta probabilmente è no, per cui non ci resta che perderci all’interno di questo fumo di sigaretta il cui filtro è intinto in una salsa rigorosamente lo-fi, ma consci del valore delle sue produzioni all’interno della cornice della musica black di oggi

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Populous – Stasi (La Tempesta)

Andrea Mangia aka Populous è il produttore pugliese dietro all’accogliente sound di questa chicca di inizio estate. Noto all’estero, meno in patria, Populous è un abile tessitore di ritmi balearici e tribali, che in questo album vengono mischiati con dell’ottimo ambient lontano da macchinosi esercizi tecnici. Titoli evocativi ci accompagnano all’interno di un ascolto decisamente piacevole (per chi ha orecchie e cuore per apprezzare), in cui viene alternata con gusto e ingegno la presenza e l’assenza dei ritmi. Musica rasserenante che evoca un paesaggio onirico, così come suggerisce l’artwork in copertina. Ideale per i chillin’ moments dell’estate. 

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Tyler the creator fire escape

Tyler, The Creator – CALL ME IF YOU GET LOST 

Tyler, The Creator è tornato piu’ incazzato di prima. Sì, perché se con l’album del 2019 ci aveva introdotto ad una sua nuova versione più pop e R&B. In questo attesissimo ultimo album sembra invece tornare sui suoi passi per rispedirci dritti dritti alle sonorità dei tempi degli Odd Future. Il disco, 16 brani per circa un’ora di suoni viene composto da frammenti, skit e parlati come suo solito, ma stavolta l’ascolto non è altrettanto soffice come prima. L’intento qui non potrebbe essere più chiaro: Tyler è un fautore assoluto dell’estetica da mixtape, formato solitamente associato agli anni ’00 e che negli ultimi tempi non gode esattamente di ottima forma. Questa modalità permette al suo flusso creativo di muoversi in totale libertà, dimostrando ancora una volta il suo talento in fatto sia di testi che di costruzione di una narrazione originale. Maneggiare con cura.

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loraine James acre selection

Loraine James – Reflection (Hyperdub)

L’album precedente di Loraine James, For You and I, uscito a Settembre 2019, ebbe un ottimo riscontro da parte di pubblico e critica, di cui la producer londinese non riuscì a godere a pieno vista la situazione di emergenza che si creò da lì a poco. “2020 was tough for Loraine” leggiamo dal comunicato stampa: risultato di ciò è un carattere riflessivo che in questo ultimo lavoro sentiamo a pieno. Se in quel periodo avete ascoltato For You and I, non potrete fare a meno di notare la straordinaria capacità di evoluzione del sound della producer londinese, che qui spinge la sua glitch-music in un’ottica cross-genre.

Il suo stile personale viene influenzato e mescolato tra Drill, IDM e textures ambient, creando una narrazione sullo sfondo (aiutata da molti elementi metatestuali presenti nelle varie tracce) caratterizzata da un’ansia per i tempi che stiamo vivendo, che ci porta direttamente nella sfera più intima dell’artista. Un album dal potenziale comunicativo immenso. Facciamo una scommessa: quando a fine 2021 verranno scritte le varie classifiche con i migliori album dell’anno appena passato, Reflection sarà presente in quasi tutte

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Nathan melja fire escape

Nathan Melja, Flørist – Wonderland EP (PARODIA)

Nathan Meljia è un nome che già si era fatto notare tra gli addetti ai lavori dall’EP del 2019 Karibuni Music. Il producer parigino lancia adesso la propria etichetta fresca fresca PARODIA con questo EP firmato a quattro mani con il suo collega Flørist. Quattro tracce che ci fanno ascoltare in modo molto chiaro quali sono le intenzioni dietro alla neonata etichetta: vibes spaziali tra techno e electro, ottimi tool da club (Back and Forth) e tension-builder (Wonderland Nathan Melja Version). La ciliegina sulla torta è la traccia Fade 2 Pink, che spezza la cassa in 4/4 sentita fino a quel momento per metterci sul piatto una breakkata deep techno che speriamo di sentire uscire da sound-system massicci molto presto.

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pan daijing jade

Pan Daijing – Jade (PAN)

Tutt’altro che semplice l’ascolto dell’ultimo album dell’artista asiatica di casa a Berlino Pan Daijing, nome familiare nel giro dell’omonima etichetta PAN. Dall’ultimo album del 2017 Lack ne ha fatta di strada: più vicina al mondo dell’arte performativa e sound art che non a quello proprio della scena elettronica, ha portato i suoi interventi in istituzioni come la Tate Modern, e trainato una pratica artistica legata intorno ai cori e all’utilizzo della voce come medium. 

Il percorso che viene qui tracciato è il medesimo dell’album precedente: un’esplorazione onirica nei meandri più oscuri di un paesaggio sonoro noise/drone, la cosa più lontana che possiamo immaginare da una forma-canzone normalmente intesa. Un ascolto inquietante, simile ad un labirinto le cui pareti vengono tirate su a colpi di suoni industriali e spoken-word. 

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