Calcúra è un editorial visual journey attraverso la Sardegna: tramite una serie di conversazioni e racconti fotografici Acre ha creato un percorso showcase della scena creativa sarda.
Diverse sono state le voci che si sono raccontate, e ognuna di esse rappresenta un intreccio, una radice nel terreno che crea mondi intimi che aspettano solo di essere scoperti.

Cenzo Cocca è un giovane artista che vive e lavora nel nord Sardegna. Nelle sue opere si distinguono ritratti, ricordi d’infanzia, pensieri astratti e sensazioni che l’artista trasferisce in ogni punto e in ogni cucitura. Il lavoro di Cenzo Cocca è un gioco costante tra dritto e rovescio, un intreccio di fili e pensieri che danno vita a un dialogo libero e inedito. L’abbiamo così intervistato per il progetto Calcùra.

Raccontaci di te, della tua formazione, in particolare in relazione al linguaggio artistico che oggi ti caratterizza: il cucito. 

Sono Cenzo Cocca, ho 27 anni e sono nato a Ghilarza. Ho vissuto 6 anni a Norbello poi mi sono trasferito ad Olmedo, un paese nel centro della Sardegna, tra Alghero e Sassari.

Inizio il mio percorso artistico nel 2015, iniziando a frequentare l’Accademia di sartoria a Nuoro di Giuseppe Pinu. E’ da lì che ho iniziato ad approcciarmi al mondo dell’arte, grazie ad un professore che mi ha aiutato a capire e conoscere l’arte contemporanea e moderna. Durante il percorso accademico ho cercato di unire la sartoria all’arte contemporanea: ho iniziato a cucire a mano sul cartoncino, oltre che sul tessuto, ed è iniziato così un percorso che ho portato avanti fino ad ora.

Dopo il secondo anno di accademia, ho vinto una borsa di studio della fondazione Antonio Sulas che mi ha permesso di realizzare il primo progetto artistico, dedicato allo stesso Sulas, professore nuorese e grande designer che arredò i primi hotel della Costa Smeralda. Maestro d’arte, pittore, una figura molto particolare che ho deciso di raccontare attraverso le camicie della Sartoria Pinu andando a cucire i volti che ruotavano attorno al professore stesso.
Questo è stato il primo vero e proprio approccio all’arte contemporanea. Poi ho iniziato sempre di più a lavorare con la carta, il cartoncino e da lì sono iniziate tante nuove ricerche.

sa mandra opera telos
Courtesy of Cenzo Cocca

Maria Lai definiva il cucito come ‘un cammino che unisce luoghi ed intenzioni’, qual’è il tuo modo di approcciarti al tessuto? 

Ho iniziato a cucire imparando il metodo sartoriale classico e durante le pause è nato quasi un rifiuto per la tecnica stessa. Così ho iniziato un pò ad abbandonare i punti classici della sartoria, quasi come una ribellione. Il mio primo approccio al cucito è questo: ogni tanto inserisco qualche punto della sartoria classica ma quasi sempre ormai ho abbandonato la tecnica.

Il tessuto lo vedo come un supporto da conoscere. Il primo approccio è questo: il supporto diventa quasi uno specchio, mi ci rivedo, lo conosco, lo taglio, lo buco, lo traforo, lo ricucio. In questo senso lo vedo come un doppio, ha un dritto e un rovescio. Il mio intento è quello di andare a lavorare su due parti, la prima è un’immagine classica e una volta che buco quel tessuto esco dall’altra parte e cerco di andare a conoscere una nuova parte. C’è poi una terza parte che non vedo, come se ci fosse un’altra parte di me stesso che cerco di scoprire oltrepassando il tessuto.

Hai dedicato diversi lavori alla casa e all’abitare. Ti va di raccontarcene uno in particolare? 

Il progetto dedicato all’abitare nasce nel 2019, dopo aver visto il progetto della casa in cui sono cresciuto dai 6 anni in poi. Ho iniziato a cucire le planimetrie nel foglio.. Si inizia a cucire la prima parte, quella che tutti noi conosciamo e bucando vai nella seconda parte, nel retro, e cerchi di capire e creare dei legami con tutte le stanze. L’idea è esplorare il tema dell’abitare, in questo caso della mia casa, il luogo, il teatro dell’esistenza andando a indagare sulle stanze, sulla camera che è soprattutto il luogo in cui passi molto tempo da bambino.

Sono partito da qua per poi andare verso le immagini dell’abitare. Le immagini quindi le revisioni che abbiamo della nostra casa ma anche della casa degli altri in cui ci sentiamo a nostro agio. Poi ho iniziato a lavorare sui sensi, creando dei piccoli cubi volanti con scritte delle parole-immagini, dei pensieri astratti in cui prendo spunto dai lavori che ho fatto 4-5 anni fa.

Dedico sempre una parte all’astratto, quindi in queste 4 parti del cubo ho inserito le parole e gli astratti (è un tema che sto portando avanti), mentre l’ultima parte che andrò a toccare è la fotografia, con l’aiuto di fotografi che daranno uno sguardo esterno alla casa. Io interverrò sulle foto, legando i fili, legando me stesso alla visione di un fotografo che non conosce la casa ma ci vede qualcosa di familiare.

Sei un artista sardo che vive e crea qui in Sardegna. Qual è il rapporto con l’isola? 

Dedico una parte di lavori al folklore sardo, cercando di reinterpretarlo in chiave contemporanea, utilizzando le carte da gioco. Vivere in Sardegna e vivere con l’arte non è semplice, però per me è l’ambiente giusto in cui creare. Per quello che faccio io, a livello di cucito, è fondamentale dedicare tempo da passare col supporto. Sicuramente in grande città non riusciresti a passare del tempo col supporto in questo modo, con questo silenzio, questo ritmo, questi suoni. Per me è importante questo. La Sardegna la vedo come un luogo silenzioso che ti da tanto a livello emotivo, oltre alle radici forti che abbiamo tutti.

Prendo ispirazione dalla terra, una terra che ti offre talmente tanto che non puoi non guardarti intorno. Molti scappano, vanno via e poi ritornano e dicono “sì, forse dovevo guardarmi intorno”. Ecco, io mi guardo intorno ora per poi magari andare fuori, ma partirò sicuro di conoscere la Sardegna davvero: la terra. E’ da lì che prendo ispirazione, semplicemente dalla terra.  

cenzo cocca sa mandra Sardegna
Courtesy of Cenzo Cocca

Parlaci di Telos, la tua opera site-specific esposta qui a Sa Mandra. 

L’idea della stanza morbida nasce a marzo, dopo che il curatore Stefano ha visto i tessuti presenti nell’ Azienda Agrituristica Sa Mandra. L’idea iniziale era quella di creare un muro morbido, dopo aver visto invece i tessuti abbiamo invece chiesto di realizzare una stanza morbida, non più un muro.

Così siamo andati a recuperare i tessuti dalle cassapanche e muro per muro abbiamo iniziato a costruire un vero e proprio puzzle di tessuti: dai teli per coprire il pane, dai copriletti, dagli asciugamani utilizzati per coprire i bambini, dai centrini, così abbiamo deciso di mettere tutto insieme cercando di creare un dialogo. L’idea era quella di creare una stanza calorosa, accogliente e l’obiettivo era proprio quello di dare del calore quasi come un abbraccio, una stanza che ti abbraccia.