Calcúra è un editorial visual journey attraverso la Sardegna: tramite una serie di conversazioni e racconti fotografici Acre ha creato un percorso showcase della scena creativa sarda.
Diverse sono state le voci che si sono raccontate, e ognuna di esse rappresenta un intreccio, una radice nel terreno che crea mondi intimi che aspettano solo di essere scoperti.

Figlia d’arte, Maria Paola Piras, si forma sotto la guida del padre Carmine, artista e artigiano, il cui percorso spazia dalla scultura all‘archeologia sperimentale. L’abbiamo incontrata nel suo studio nei pressi della stazione di Oristano, dove la passione per la ceramica e la sua terra l’hanno portata a creare pezzi unici sperimentando tecniche, materiali e forme antiche.

Maria paola Piras ceramiche
Courtesy of Maria Paola Piras

Raccontaci chi è Maria Paola Piras e come è nato il tuo approccio con le arti, in particolare con la ceramica. 

Non so mai quando ho iniziato perché, essendo figlia d’arte ho sempre frequentato la bottega (Maria è infatti figlia d’arte, condivide studio e cresce artisticamente con il padre Carmine Piras, tra le altre cose scultore di successo, fondatore del museo dell’ossidiana, coordinatore di un laboratorio artistico di sperimentazione di tecniche scultoree, dalle più antiche alle più moderne, che vanta collaborazioni con musei locali, nazionali e internazionali).

Ho sempre messo le mani nell’argilla, ho fatto un po’ di studi con la scultura. Poi con gli anni mi sono appassionata sempre di più fino a che alle superiori non ho deciso di iscrivermi all’Istituto d’arte qui a Oristano, quando c’erano quei vecchi professori che ti insegnavano davvero la ceramica, la progettazione, il disegno… mi ha proprio appassionato.

Ho iniziato facendo delle riproduzioni per i musei, mi occupavo in particolare della ceramica nuragica. Poi mi sono appassionata svolgendo per conto del museo una catalogazione di tutti i vasi che sono stati ritrovati qua. Così è nata l’idea di studiare questo tipo di ceramica rendendola adatta ai giorni nostri.
Oltre a lavorare per i musei mi occupo anche di arredamento d’interni, facendo quindi delle ceramiche particolari per interni.

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Courtesy of Maria Paola Piras

Adesso invece ho iniziato a collaborare con Pretziada, una nuova realtà che c’è in Sardegna, molto interessante perché riescono a portare la Sardegna in tutto il mondo e questa è una grande cosa. Con grande piacere ho realizzato una collezione per loro. Ho fatto poi degli altri lavori che non riguardano la ceramica: lavorando qui nel laboratorio di famiglia ho lavorato nel restauro per tanti anni.

Uno dei lavori che mi ha appassionata moltissimo riguarda il restauro delle carte da parati del palazzo Aymerich di Laconi, della fine del 1800, cosa particolare e unica perché in Europa ce ne sono pochissime copie ed è stato quindi un lavoro molto affascinante.

Dopo il diploma ho fatto un anno fuori dal laboratorio di famiglia perchè volevo fare un’esperienza diversa. Così ho lavorato in un centro di restauro qui ad Oristano dove c’era una delle ultime restauratrici di carte in Sardegna. Quando sei in bottega hai la fortuna di stare lì ad osservare, a scoprire i piccoli gesti manuali, e piano piano riesci ad assimilare questo modo di lavorare che comunque è antico.

Nella mia famiglia siamo una generazione di artigiani, chi si occupava del legno, chi della cestineria, chi della ceramica. Tutto questo sapere è arrivato fino a oggi e penso sia molto importante continuare a tramandarlo. Ultimamente questo lavoro dell’artigiano è stato un pò messo da parte ed è anche giusto riprendere a partecipare; parlare anche con gli anziani, non metterli da parte, in quanto sono un grande tesoro e bisogna proteggerlo.

Maria paola Piras ceramiche sardegna
Courtesy of Maria Paola Piras

Ci hai accennato in precedenza della tua decisione di stabilire il tuo lavoro e la tua vita qui in Sardegna, a Oristano. Quali sono i pro e i contro di una scelta come questa? 

Mi è capitato per un po’ di tempo di vivere fuori dalla Sardegna. È bello perché hai tanti stimoli, sei piena di energie, e di scoprire cose nuove. Ma ad un certo punto mi trovo sempre un pò spaesata e ho voglia di tornare qui. Sento che mi manca proprio questa terra, l’energia che ti trasmette.. non so, i profumi che si sentono. È un posto magico, ti fa star bene, e ogni volta ho proprio bisogno di ritornare a casa. È per questo che ho deciso di rimanere qua. 

Uno dei pro è sicuramente lo stile di vita che mantieni qua. Non hai la frenesia della città, è tutto abbastanza calmo, hai a 5 minuti di distanza il mare, vai ti ricarichi e ritorni. I contro non sono così contro diciamo. Perché puoi arrivare dappertutto grazie alle nuove tecnologie e internet. Quindi puoi stare qui e spostarti veramente in tutto il mondo. Sta a noi decidere se è difficile o no..

Maria Paola Piras vasi ceramiche Sardegna
Courtesy of Maria Paola Piras

Raccontaci come nasce una delle ceramiche firmate Maria Piras. 

Faccio una ricerca sulle terre. Vado per le campagne a cercare i tipi di argille, faccio un pò di studi. Poi da lì creo una linea, ho poi dei vasi molto particolari per cui ho un interesse. Da lì faccio un sacco di disegni, per cui li smonto e li rimonto, cerco di modificare i manici, o allungare il collo e poi da lì iniziò. Preparo tutti gli impasti per cui cerco anche di dargli superficie che gli voglio dare quindi più liscia o ruvida, magari aggiungo delle sabbie per purificarla un pò.

Oppure cerco argille in giro per il Mediterraneo: ci sono aziende che hanno degli impasti particolari, faccio degli esperimenti anche con queste terre. Da lì realizzo il vaso che faccio interamente a mano, faccio quindi dei pezzi di argilla che prima plasmo a mano e poi da lì decido la finitura. Per la finitura costruisco io gli strumenti quindi uso il corno, la pietra, le conchiglie, uso comunque cose naturali che trovo e modifico.

E poi accendo il fuoco (ride) e ci crea un’altra magia che è la cottura. Quindi cerco dei legni particolari, uso degli ossidi, faccio delle miscele, faccio un pò di alchimia, creo un po’ di cose particolari. Mi diverto insomma, anche perché il fuoco tira fuori dei colori molto particolari, sembrano quasi metallici. E’ divertente perché non sia mai cosa viene fuori, quindi è sempre una sorpresa. Ripeto, è proprio una magia.