Calcúra è un editorial visual journey attraverso la Sardegna. Tramite una serie di conversazioni e racconti fotografici Acre ha creato un percorso showcase della scena creativa sarda.
Diverse sono state le voci che si sono raccontate. Ognuna di esse rappresenta un intreccio, una radice nel terreno che crea mondi intimi che aspettano solo di essere scoperti.

Heart Studio, fondato nel 2009 da Bruno e Martina, è uno studio di design multidisciplinare che interseca arti plastiche e visive in un approccio che combina ricerca, sintesi, condivisione e incontro. Profondamente legati al territorio e alla cultura sarda, ne re-interpretano linguaggi e simbologie per aprirsi a una varietà di progetti in un percorso sempre attento sia alla concretezza che all’aspetto manuale. 

 Heart Studio
Courtesy of Heart Studio

Presentatevi e raccontateci che cos’è Heart Studio.

Bruno: Siamo Bruno e Martina, i fondatori di Heart Studio. Ci occupiamo di comunicazione visiva e design in generale. Esistiamo dal 2009, dove eravamo partiti in particolare con la grafica, illustrazione e stampa serigrafica. Poi in questi 10 anni lo studio si è evoluto, ossia sono entrate nello studio molte discipline che non seguivamo. Ci piace quindi definirci studio di design multidisciplinare.

In particolare, le varie cose di cui ci occupiamo hanno un unico concetto, che si rifà quando possibile alla cultura sarda e alle nostre origini. Questo perché siamo nati, cresciuti qui e apparteniamo a questo mondo.

Partendo dal vostro occuparvi di comunicazione visuale, come vi adattate a progetti così diversi ogni volta? Qualè il vostro approccio? 

Bruno: Nel lavorare con progetti e persone molto diversi tra loro, ci aiuta moltissimo il fatto che siamo in due e ci approcciamo al lavoro in maniera completamente diversa. Martina in maniera piu spontanea e artistica, con dei concetti più profondi quasi, che partono da step molto indietro. Mentre io, essendo anche mezzo svizzero, sono più “quadrato” .

Quindi viene anche naturale, come ad esempio il progetto legato alle ceramiche per l’installazione per Sardegna Teatro è stato curato per l’80% da Martina in cui poi ho inserito la mia visione. Con progetti più commerciali, su commissione come Pretziada, o anche l’identità visiva del festival che ha ospitato l’installazione di Martina entro in gioco più io dove faccio ragionamenti più concreti, meno sognanti.

Heart Studio
Courtesy of Heart Studio

Martina: La cosa che secondo me ci rende unici in Heart Studio è il fatto che riusciamo a occuparci di cose molto varie. Noi siamo partiti facendo grafica, serigrafia e illustrazione in particolare; sono state le nostre origini. Abbiamo lavorato anche nel campo della musica, per alcune band e questo ci ha abituato ad essere molto versatili. 

Bruno: Heart Studio è nato soprattutto perché diverse band in giro per l’Europa ci hanno richiesto dei lavori. Potevano essere poster per i concerti che poi andavano anche a stampare, packaging per vinili, t-shirt. Erano band di tanti generi diversi quindi anche una certa versatilità l’abbiamo imparata anche lì.

Comunque abbiamo sempre avuto questa dualità tra progetti più liberi e facili per noi e altri più commerciali, dove bisogna seguire il cliente. Oggi riusciamo ad accavallare questi due mondi e ad inserirvi molto del nostro. È qualcosa che ci viene richiesto sempre più spesso dai committenti e ne siamo contenti.

Martina: Sicuramente è stimolante non essere fissati su un’unica linea. Poter spaziare ci permette di non fossilizzarci su una singola cosa e ci stimola, crea un approccio differente. Ci allena a stare sempre in movimento sia con le idee che con i vari progetti e ad approcciarsi in modo positivo e molto rinnovatore. 

Heart Studio
Courtesy of Heart Studio

Bruno: Qua in Sardegna non è come lavoravamo a Treviso, dove il settore principale di lavoro era l’industria dei grandi brand in un panorama dove è facile rendersi conto di fare lavori della stessa tipologia, con stesso approccio. Magari quello fa frullatori, quell’altro treppiedi fotografici ma devi sempre vendere un prodotto.

Qui nonostante le aziende siano meno, sono molto differenti tra loro ed è facile lavorare per una azienda che produce formaggi naturali, come una di Gergei per cui abbiamo lavorato da poco. Poi nella stessa giornata avere un incontro per un progetto museale. C’è questa varietà che esiste un pò ovunque ma qui in Sardegna siamo davvero pochi e si riesce con più facilità ad entrare in vari settori. In contemporanea Martina ha il suo percorso artistico e un approccio più manuale.. 

Martina: Si, per me l’approccio manuale è importantissimo. Anche se il mondo digitale è quello che ci contraddistingue, quello manuale è fondamentale, non deve mai mancare ed è quello che ci riporta alle nostre origini; tutto quello che veniva e viene fatto in Sardegna ha sempre avuto un approccio manuale e noi vogliamo raccontarlo anche attraverso i laboratori. Laboratori che andassero a insegnare alle persone quello che abbiamo imparato nel nostro percorso e ci teniamo a condividerlo.

E’ un percorso che ha due aspetti: c’è la didattica e l’approfondimento personale, è questo che ci contraddistingue in Heart Studio. Negli anni abbiamo analizzato le nostre origini chiedendoci cosa potevamo prendere di questo mondo da cui siamo cresciuti per tradurlo in lavoro, didattica, prodotti. Quindi abbiamo iniziato a studiare le origini di alcune cose e tradurle in lavoro, è stato un percorso antropologico e storico.

Bruno: Soprattutto da Treviso ho notato che guardando al mondo della creatività e design sardo, ho notato un richiamo alla tradizione rappresentato quasi sempre nella stessa maniera, legato soprattutto alla geometria e al mondo tessile sardo. E’ sicuramente riconoscibile, ma proviamo ad andare indietro, ai motivi per cui la tessitura ha quei simboli, ai motivi per cui l’archeologia ha quei simboli, quindi alle origini.

Abbiamo cercato di trovare una simbologia sarda ma non così esplicita come può essere la geometria sarda, che comunque adoriamo e usiamo quando possibile. Martina ha fatto così una ricerca antropologica legata ai simboli che ritroviamo sulle pietre, che è stata poi richiamata nella tessitura e così via. 

Martina: E’ stato un approccio che abbiamo avuto per varie discipline tradizionali, ho fatto uno studio su cibi e rituali in cui il ragionamento di base è stato di dare un futuro a questi oggetti presi come oggetti d’arte. Hanno molto di più da raccontare, con una loro simbologia e complessità che è importante da riportare ai tempi moderni. 

Bruno: Se andiamo a vedere un pò tutto artigianato sardo, che siano i pani rituali, le ceramiche, la tessitura, vi ritroviamo sempre le simbologie. Più che ricercare l’elemento estetico abbiamo cercato di capire queste simbologie, ritrovate in mille settori diversi, e abbiamo cercato di riutilizzarle.

Martina: E’ difficilissimo spiegare tutto questo perché avendo spaziato così tanto uno si va a vedere i nostri lavori, forse riesce a trovare un collegamento più chiaro e forte di quello che riusciamo a raccontare. Preso singolarmente ogni argomento è più semplice, mentre raccontare in generale tutto il nostro percorso non rende. 

Bruno: Ad esempio abbiamo lavorato per una azienda che produce miele, che abbiamo deciso di chiamare su meli, (miele in sardo).. E per il lavoro abbiamo iniziato ad analizzare gli orizzonti del Sulcis, l’orizzonte del monte che abbiamo vicino casa, iniziando a prendere le forme per la comunicazione dell’azienda. 

E’ un processo di osservazione del territorio e sintetizzazione delle forme, che va oltre la ricerca e studio dei prodotti in sé. Un altro progetto a cui teniamo è quello sul formaggio Sinnos (segni in sardo), che si rifà nella grafica ed estetica a tutti quei segni in ambito archeologico e si lega alla nostra produzione artistica personale.

sinnos formaggio sardegna
Courtesy of Heart Studio

Martina: E’ un percorso iniziato tanto tempo fa, i segni e le simbologie ci hanno sempre stimolato e ispirato molto ed è un discorso che portiamo avanti in più ambiti. E’ un percorso intrapreso tempo fa e tradotto in varie cose. Racconta il mondo dei segni sia legato all’archeologia che quello della pastorizia, dove i segni erano molto importanti per dare una chiave di lettura a quel mondo; c’era un modo di comunicare specifico di quel mondo. 

Bruno: Facendo degli studi è saltato fuori che le pecore venivano segnate con dei fori sulle orecchie, quindi anche lì ritroviamo dei segni non legati ad un aspetto estetico ma ad un linguaggio, che poi abbiamo inserito in questo progetto. Si ritorna sempre alla simbologia, si ritrovano segni, simboli e linguaggi in ogni aspetto della Sardegna. 

Martina: Tutto ciò si rifà anche alla didattica di Bruno Munari. Lui aveva un modo di pensare il design basato su dei codici e linguaggi visivi dove era importante sintetizzare; quindi anche noi per le nostre produzioni facciamo questo ragionamento, cioè la sintesi di qualcosa, di forme e segni. 

Bruno: Che poi può essere realizzato in mille maniere con forme più morbide o anche più organiche e spigolose. 

Martina: L’obiettivo è creare una suggestione in chi lo vede, un’idea che vada a prescindere dal linguaggio scritto, sono forme e colori che creano un linguaggio visivo che possa raccontare qualcosa. E’ una cosa a cui teniamo e riteniamo un modo valido per comunicare. Tornando alla ceramica, il primo lavoro che ho fatto è la reinterpretazione della brocca della sposa, è stato anche un riportare quella simbologia delle forme nella ceramica.

vaso design sardegna
Courtesy of Heart Studio

Riportare le arti plastiche legate al cibo nella ceramica. Importante per noi è creare dei collegamenti tra le varie cose, dei ponti che facciano un discorso unico legato alle arti plastiche e visive. Non si può dire ad esempio che il pane sia solamente un’arte plastica, spazia tantissimo, ha molto da dire e da raccontare.

Bruno: Il discorso sulla forma del pane, la simbologia del cibo è molto interessante.. Cirese lo paragona alla poesia sarda solo parlata e non scritta, improvvisata e quindi effimera, che sentivi e godevi nel momento. Lui parlava dei pani, ma per me funziona con tutti i dolci rituali sardi.

Martina: Si bisogna godere di quel momento. Secondo me il ragionamento è quello di prendere una cosa e viverla in quel momento. Tanto è una cosa che si consumerà, che non è destinata a durare nel tempo, come diceva Bruno è una cosa effimera. Però è come quando passi un bel momento con una persona a cui vuoi bene oppure quando vedi un quadro al museo e sai che non potrai vederlo per tanto tempo. Devi godere di quel momento appieno. Sfruttarlo.

design sardegna
Courtesy of Heart Studio

Qual’è il vostro approccio quando iniziate un progetto in Heart Studio?

Martina: Il modo di approcciarsi a un lavoro è sempre lo stesso, di solito facciamo una bella chiacchierata con la persona con cui dobbiamo lavorare. 

Bruno: Conoscere la persona si, capire in maniera dettagliata il progetto e di cosa si sta parlando.

Martina: Capire quali sono le esigenze personali, come si può dialogare sui due lati. Come dicevamo prima, abbiamo conosciuto il cliente e si è creata una linea che ci ha aiutato a capire quali fossero le sue esigenze in modo da incontrare il nostro modo di esprimerci.

Bruno: E poi anche la grande fortuna in Heart Studio di essere in due e l’avere quindi visioni differenti tra loro. Già chiacchierando quando si ritorna in macchina da un incontro prende forma ciò che poi sarà il progetto.

Martina: È molto immediato. Spesso ci viene in mente subito quello che vorremmo fare. Qui contribuisce l’intesa che c’è tra noi però, ma anche una certa spontaneità nell’affrontare le cose nuove e mettere giù qualcosa di immediato, una prima idea che si rivela essere l’idea giusta.

Bruno: Sì, parliamo moltissimo, facciamo del brainstorming e quando ci mettiamo a realizzare risulta tutto molto spontaneo.

Martina: Si poi c’è quasi sempre l’approccio manuale alle cose, uno scarabocchiare e mandare giù le idee in modo molto immediato, buttando giù delle parole, dei segni, delle idee che ci aiutano a focalizzare l’idea finale.