Calcúra è un editorial visual journey attraverso la Sardegna. Tramite una serie di conversazioni e racconti fotografici Acre ha creato un percorso showcase della scena creativa sarda.
Diverse sono state le voci che si sono raccontate.
Ognuna di esse rappresenta un intreccio, una radice nel terreno che crea mondi intimi che aspettano solo di essere scoperti.

Tra ricerca poetica e costruzione di reti artistiche e collaborazioni sull’isola, Igor X Moreno è un nome che a partire dalla danza racchiude e permette al suo interno l’interferenza e la contaminazione di pratiche differenti. I lavori portati avanti dal duo italo-spagnolo di coreografi e danzatori, Moreno Solinas e Igor Urzelai, offrono al pubblico uno sguardo internazionale e un agire che parte dal corpo del singolo per aprirsi alla comunità.
Li abbiamo così intervistati lo scorso agosto durante il nostro viaggio in Sardegna X Calcùra.

Igor x moreno sardegna artisti danza teatro
Igor & Moreno perform Idiot Syncrasy at The Place theatre

Vi chiediamo di presentarvi e di raccontaci come sia nato il progetto Igor X Moreno.

IG: Insieme ad altre persone facciamo Igor x Moreno ma la nostra storia inizia separatamente.

M: Io sono sardo. Ho fatto un liceo classico internazionale, avevo già un desiderio di connettermi con altre culture e lingue. C’era già il desiderio di uscire dall’isola. Ho studiato danza contemporanea con Anna Paola della Chiesa che è stata la mia prima insegnante con la quale adesso collaboriamo qui a Sassari con il progetto S’Ala. Progetto che si occupa di residenze artistiche, produzione e formazione. Poi ho fatto il conservatorio a Londra, il London contemporary dance school dove ho incontrato Igor.

I: Danzo fin da piccolissimo. Ho lavorato con il teatro e altre arti ma continuo a chiamarmi artista della danza quindi coreografo, danzatore e interprete. Trovo nella danza il modo di esprimere, fare convivere e ritrovare queste diverse arti. Danza contemporanea anche io anche se ho fatto anche danza classica, folk. Vengo dalla Spagna, dai paesi baschi e ora vivo in Sardegna perché insieme a Moreno e alla comunità che ho incontrato qua, ho trovato un’opportunità bellissima per continuare ad esprimermi, crescere e aiutare altri a fare un lavoro artistico.

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Courtesy of Igor x Moreno

Ci sono delle tematiche ricorrenti all’interno del vostro lavoro? E qual’è il vostro interesse nei confronti del pubblico?

M: come diceva Igor siamo artisti, coreografi e danzatori quindi il nostro approccio alla creazione del lavoro performativo viene dal corpo. Il corpo è uno strumento che abbiamo, ma tutti abbiamo un corpo ed è un elemento base che sappiamo di condividere con il pubblico. Quello che ci attrae della danza è la capacità di spostare la sensazione non tanto nostra in scena ma piuttosto del pubblico. La coreografia per noi ha a che fare con la creazione di una esperienza per il pubblico e come interpreti siamo canali per questa esperienza. 

I: Non abbiamo un’unica tematica. Guardando indietro però riconosco quel voler connettersi col corpo, l’empatia col pubblico ma anche fra i corpi, questo senso di voler generare e accelerare i corpi creando un rapporto, spingerlo e creare emozioni anche difficili. Un modo per svegliarci un pò. Vivendo in grandi città per tanto tempo, quello che si perde un pò è anche l’empatia e quindi l’essere e il sentirsi ancora vivi come corpo, non solo razionalmente. 

M: Le relazioni tra le persone sono centrali rispetto agli spettacoli che creiamo. Abbiamo sempre una relazione diretta con il pubblico, è qualcosa su cui giochiamo sempre. Come diceva Igor non si tratta solo di intrattenere ma creare una dinamica tra noi e il pubblico, creare e generare tensione, far accelerare il suo battito cardiaco. Sono tutte dinamiche su cui giochiamo. Sicuramente c’è una sensibilità queer nei nostri lavori quindi la volontà di non mettere in scena relazioni normative ma presentare un qualche tipo di fluidità, che è chiaramente qualcosa che ci corrisponde nella vita di tutti i giorni.

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Igor & Moreno ‘Beat’

I: Moreno diceva che quello a cui teniamo di più è il fatto di avere un corpo e di condividerlo con un pubblico che altrettanto ne possiede uno. Corpi tutti diversi con background diversi dove però cerchiamo quei punti in comune dai quali far partire anche relazioni con altre arti. Quando mi riferisco al teatro, dico di essere attivista della danza. Questo perché quando ci hanno ribadito se quello che facciamo possa essere danza o no, rispondo sempre di si.

Che ci siano elementi teatrali o di cultura visuale, continua ad essere danza. Questo perchè ciò da cui partiamo è sempre il corpo, l’azione, non la parola. Ancora non abbiamo usato la parola e credo che prima che questa arrivi ci siano tante cose che possano succedere. 

Sappiamo che vi siete conosciuti e avete lavorato per diversi anni con base a Londra. Cosa vi ha portato quindi a Sassari, stabilendo qui il progetto S’Ala?

M: La nostra compagnia è nata a Londra, in un contesto molto internazionale con persone sparse per tutta Europa. Comunque continuiamo a ritrovarci, prima a Londra e ora in Sardegna. La nostra esperienza è sempre stata molto nomade direi; Londra è sempre stata una base ma le tournée si sono sempre svolte per tutte Europa, e anche fuori. Due anni fa abbiamo deciso di spostare la nostra base qui. Il passaggio da una metropoli come Londra a Sassari è stata la cosa giusta da fare.

I: abbiamo sempre lavorato all’idea di pluridirezionalità e pluralismo sia culturale che geografico. Per un periodo abbiamo lavorato a Budapest, e a Londra, mentre parte del team è andata a vivere lì, altri in Danimarca. Nonostante ciò siamo riusciti a lavorare insieme e così la scelta di venire in Sardegna faceva meno paura perché già c’era la pratica di lavorare a distanza. È bello perchè si sta creando un nucleo di persone non solo di chi era già qua, ma anche delle nuove che stiamo costruendo qui, sia per la qualità della vita che per poter approfondire il lavoro con loro. 

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Igor x Moreno performing Limited Celestial Space

M: Rispetto all’esperienza di Londra, una città come Sassari offre spazio. A Londra c’è sempre stata una crisi in termini di spazio, sia di spazi per creare che per pensare. Spazi senza eccessive espressioni economiche. Sassari prima del Covid aveva un fermento potente con una scena musicale bellissima e adesso siamo ancora in ripresa, sia nell’ambiente teatrale che musicale. Mi chiedo anche come cambierà vivendo qua: vivendo fuori abbiamo avuto un forte desiderio di riconnetterci alle nostre origini. Abbiamo studiato e incorporato nel nostro lavoro il folk sia basco che sardo, danza e musica. E mi chiedo vivendo qua se continuerà, se si approfondirà.

I: Beh si sta già creando. Nei nostri lavori stiamo già integrando i carnevali pagani, sardi e baschi. Desideriamo imparare sempre di più da espressioni artistiche ancestrali e vedere come ancora possano essere contemporanee. Anche per non appropriarci di culture che non ci appartengono e per focalizzare i due territori da cui veniamo c’è tanto da esplorare. C’è anche l’influenza delle persone che sono state, sono e saranno qua che comunque continua a rivitalizzare. In tutti i nostri lavori c’è una relazione con ciò che accade qua, con la tradizione.. c’è un legame forte.