Calcúra è un editorial visual journey attraverso la Sardegna. Tramite una serie di conversazioni e racconti fotografici Acre ha creato un percorso showcase della scena creativa sarda.
Diverse sono state le voci che si sono raccontate. Ognuna di esse rappresenta un intreccio, una radice nel terreno che crea mondi intimi che aspettano solo di essere scoperti.

Il Laboratorio Piroddu è una realtà sarda che nasce dalla perfetta congiunzione tra artigianalità, innovazione e rispetto della tradizione nella cornice di Sennori, storico paese nel sassarese. La missione di Giuseppe Piroddu è quella di valorizzare l’abito tradizionale sardo, dal restauro alla realizzazione ex novo e non solo, diventando un marchio di eccellenza e assoluta qualità artigianale.

Laboratorio Piroddu acre magazine sardegna
Courtesy of Laboratorio Piroddu

Raccontateci chi siete e come nasce il Laboratorio Piroddu. 

Giuseppe: Siamo Giuseppe e Luca Piroddu, i titolari del Laboratorio Piroddu. Il Laboratorio nasce nel 2015 dopo aver fatto un percorso lavorativo a Roma, quando il richiamo della Sardegna mi ha riportato qui e deciso di applicare il mio sapere, ciò che avevo imparato a Roma e in diverse sartorie, alla mia passione ovvero quella dell’abbigliamento tradizionale nell’ambito della tradizione sarda. Nel corso degli anni poi, per necessità, mi ha affiancato mio fratello.

Nel mio percorso lavorativo infatti mi rendevo conto che nella produzione degli abiti tradizionali rimaneva come “scoperta” una parte, relativa alla ricerca del tessuto giusto, che occorre per quel determinato abito. Non mi sono mai soffermato infatti solo al mio paese a ho cercato di conoscere e realizzare abiti di altri paesi sardi. Solo che mi rendevo conto che la parte artigianale non mi consentiva di occuparmi anche della ricerca di riproduzione, di tessuti e materiali, quindi Luca ha deciso di affiancarmi in questa attività.

Negli anni ho fatto diversi corsi di sartoria per perfezionare non solo quello che è il discorso della tradizione sarda ma anche della sartoria in generale. Mi rendevo sempre più conto che un confronto tra la sartoria tradizionale e quello della moda classica poteva essermi d’aiuto, anche se non hanno molto a che vedere l’una con l’altra.  

Luca: Io arrivo qualche anno dopo, nel 2015. Mi sono reso conto che mancava la cura per l’aspetto più commerciale. Essendo un’azienda, era un aspetto che voleva essere curato. Mancando questo aspetto, ho affiancato a Giuseppe e col tempo ho iniziato un lavoro di ricerca. All’attività artigianale si è per affiancato l’aspetto commerciale di riproduzione dei materiali che non si trovavano più, in modo da cercare i più adatti per il nostro lavoro. 

Laboratorio Piroddu acre magazine sardegna
Courtesy of Laboratorio Piroddu

G: Il nostro obiettivo era di formalizzare quello che veniva considerato come una cosa abituale. L’abito tradizionale veniva realizzato in ogni paese dalla vicina di casa, dalla nonna o zia. Volevamo dare a questa attività un riconoscimento a livello commerciale, rendere questa tradizione un’attività vera e propria e senza relegarla semplicemente all’hobbistica. Siamo fortemente convinti che questa sfera di artigianato sardo rispecchi quello che è l’artigianato sardo d’eccellenza, e quello che facciamo è un qualcosa che sta scomparendo.

Il nostro è un lavoro di nicchia, ci rendiamo conto. Ma c’è questa necessità di renderla un’attività riconosciuta, con un suo posizionamento a livello commerciale sia in Sardegna che al di fuori. Ciò che a noi interessa e piace è far conoscere l’abbigliamento tradizionale a 360 gradi.

L: Giuseppe ha usato una parola che per noi è molto importante ossia eccellenza: è ciò che continuiamo a portare avanti come il nostro obiettivo. Tant’è che il Laboratorio Piroddu è di tutti, ma non per tutti – o meglio, qui le porte sono aperte a tutti ma chi viene cerca un lavoro di qualità, artigianale ma anche esclusivo. Adesso stiamo lavorando a diversi progetti che ci portano al di là dell’abito tradizionale sardo, vogliamo spingerci anche verso la moda a 360 gradi.

Dal vostro lavoro, appare chiaro come una delle parole chiave che vi contraddistingue sia ‘ricerca’, in relazione alla qualità dei tessuti e alle forme dell’abito sardo. Come si esprime questa ricerca nei vostri progetti e dove ha le sue radici?

G: Io solitamente mi definisco “figlio d’arte”. L: lo sei, e nipote d’arte. G: è nato tutto da mia nonna in realtà perchè mia nonna materna era una sarta di professione. In casa mio padre si è sempre occupato di tradizioni popolari, era presidente di un’associazione culturale, un gruppo folk. Quindi in casa abbiamo sempre respirato il cucito, la tradizione, il folklore, l’abito sardo. Così ho unito quelli che erano i saperi di mia nonna e di mio padre e li ho trasformati in una professione.

Poi negli anni, ho acquisito una collezione di abiti tradizionali che fanno parte del nostro repertorio. Sono abiti che hanno una datazione che va dalla fine dell’800 ai primi del ‘900 e sono fondamentalmente quella che è la nostra fonte d’ispirazione. Ci rendiamo conto che, parlo per quanto riguarda l’abbigliamento tradizionale, non è un replicarlo fine a stesso. Mi interessa parlare con la sarta anziana che si è sempre occupata di questo, sapere tutte le particolarità, sapere tutti gli aneddoti.

C’è questa forma di protezione quindi ci sembra già di mancare di rispetto. Voglio potere dare ai clienti qualcosa nel quale si riconoscano e che sia soddisfatto poi del lavoro che consegno.

L: Certo. Però ci possiamo dividere in due realtà, perché alcuni vogliono collaborare con noi e sperimentare e c’è chi invece, e lo riscontriamo molto qui in Sardegna, ha una visione un pò integralista. Noi siamo aperti, il Laboratorio Piroddu è aperto a tutti. Proprio per questo bisogna accettare il pensiero di tutti, non si può tendere ad una chiusura fine a se stessa.

sardegna acre magazine caldura abito sardo
Courtesy of Laboratorio Piroddu

G: Alla base di tutto c’è il rispetto. Non penso di mancare di rispetto se io faccio il servizio fotografico dove viene “snaturato” un pezzo dal suo contesto originale. Anzi, penso che sia un modo per valorizzare quello che è l’abbigliamento tradizionale che è utilizzato solo in determinati contesti. Rinchiuso in quei cassetti della nonna, è una cosa che rimane chiusa e fine a stessa e muore così. Decontestualizzare non è secondo me una mancanza di rispetto anzi, noi la vediamo come una valorizzazione.

L: C’è un’evoluzione alla quale comunque stiamo dietro. Oggi l’abito vive grazie a noi, non intendo noi come Laboratorio, ci mancherebbe, non ho questa presunzione però noi ragazzi che oggi continuiamo a indossarlo.

G: Abbiamo un patrimonio bellissimo da conoscere, da tutelare che non deve essere solo nostro ma è di tutti e fruibile a tutti.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

L: L’obiettivo è sicuramente quello di far crescere Laboratorio Piroddu, farlo diventare un’azienda sempre più solida. Ovviamente dovremo conservare pur sempre l’aspetto artigianale perché è quello che ci caratterizza.

G: Questi anni ci sono serviti per capire da dove siamo partiti, chi siamo. Le nostre radici erano già solide però stando qui, facendo questo e lavorando soprattutto sull’abito tradizionale, sappiamo chi siamo e da dove arriviamo. Attraverso la moda riusciamo a far conoscere la Sardegna, che non è solo l’abito tradizionale fine a se stesso.