“Our deepest fear is not that we are inadequate. Our deepest fear is that we are powerful beyond measure. It is our light, not our darkness that most frightens us.” – Marianne Williamson
Abbiamo intervistato Artsi Ifrach, founder e creative director di MAISON ARTC. Insieme abbiamo discusso di sostenibilità, creatività e della sua personale visione della moda, oltreché di progetti in corso e futuri. Al momento MAISON ARTC è esposta fino al 16 Aprile 2023 ad Africa Fashion presso il Victoria & Albert Museum di Londra. Nella sezione dedicata al Nord Africa, troviamo The Trench (2021), una mantella appositamente disegnata per la mostra sul cui tessuto sono riportate, oltre al motivo protettivo delle mani di Hamsa, le parole della poesia “Our Deepest Fear” di Marianne Williamson.
Courtesy of Maison Artc
Ripercorrendo il tuo passato, quando è nato il tuo interesse per il mondo della moda e quando hai deciso di voler dar vita ad un tuo progetto?
Sono sempre stato affascinato dalla bellezza e dalle sue forme, dal valore intrinseco della moda. Lavoro nel campo dello styling da 20 anni, per me è stato fondamentale trovare un punto di incontro tra la mia passione e la bellezza di culture diverse. La sostenibilità è la chiave di tutto: è diventato un topic trend da relativamente poco tempo ma io ho sempre adottato una visione sostenibile della moda. Penso anzi che il vintage aggiunga un valore in più, perché contiene una storia ed un valore umano maggiore rispetto a quello che abbiamo oggi giorno. Non sono un brand, non mi ritengo tale. Io sono un designer. Credo ci sia un problema di fondo dal momento che associamo la parola “brand” a qualcosa di industriale, del settore moda. Ma la moda, come la concepisco io, non ha nulla a che fare con l’industria ed un designer non è un brand: anzi, quando si accostano questi due termini insieme si riduce il valore dell’arte e del valore umano, una cosa da cui mi dissocio.
Courtesy of Maison Artc
La tua identità e le tue idee si traducono in capi unici.
Chi è il tuo pubblico ?
Non lavoro per “tutti”, creando qualcosa che si adatti a chiunque. Conosco il mio valore e anche chi acquista conosce l’investimento che fa, proprio come un pezzo d’arte. L’industria spesso va contro la moda e il suo reale valore, ecco perché bisogna dare modo alle persone di capire. D’altronde l’arte è anche un investimento e così voglio che sia anche per la mia collezione.
Qual’è l’idea dietro Maison Artc e da dove prendi maggiore ispirazione ?
Letteralmente vuol dire “casa di Artsi”, cioè la mia casa. Quando invito e accolgo le persone a casa mia è come se le invitassi nel mio universo: ospitalità, ricordi, intimità… così le mie opere. Attraverso le mie fotografie, i tessuti e tutto ciò che disegno rappresento ciò che è importante per me e la mia cultura. Tutto ciò deve essere qualcosa di emozionale, che rimanga impresso nel dono che decidiamo di farci o di fare a qualcun’altro. Nell’idea odierna di creatività manca spesso una componente emozionale, per me invece è fondamentale che si leghi ad un ricordo e che richiami qualcosa di profondo e importante per chi guarda. Così succede anche quando lavoro con il vintage: è un richiamo di ricordi dal passato e dalla memoria che si riflette nel capo, un collegamento tra passato e presente. La moda è una “seconda pelle” che riflette troppo spesso solo la nostra condizione economica, mentre ciò che voglio nella mia inventiva è che la creatività e l’emozione diano molte più informazioni rispetto allo stato sociale della persona o del brand.
Courtesy of Maison Artc
Ogni collezione rispecchia la tua capacità di trasformare tessuti tradizionali in opere d’arte da indossare. In che maniera prende vita e viene declinato il tuo processo creativo all’interno delle singole creazioni?
Seguo solamente la mia ispirazione. Di solito ciò che mi stimola a creare è quando vedo i pezzi di stoffa oppure quando guardo un film o qualcosa che evochi ricordi dalla mia memoria. Ogni mattina arrivo in atelier, dove mi aspettano due collaboratrici: una si occupa della sartoria e l’altra di pattern e ricami. Lavoriamo insieme come una famiglia ed ognuno ha il proprio compito, è come se preparassimo un piatto di cucina tutti insieme. Ci confrontiamo e creiamo impiegando dei materiali sempre nuovi, ogni giorno è come una sorpresa. Anche per questo non seguo un processo creativo specifico e così risulta più facile dare valore alle collezioni, che sono uniche e irripetibili e non seguono la stagionalità. Quando il capo è pronto lo osservo attraverso le fotografie che gli scatto e da qui riesco a intuire la storia che racconterà anche il successivo.
Courtesy of Maison Artc
Il legame con la città in cui attualmente vivi, è strettamente connesso alla tua ricerca. Raccontaci di più che ruolo ha Marrakech nella tua produzione artistica.
Marrakech è l’essenza del mio lavoro e della mia creatività. Ho vissuto ad Amsterdam, Parigi… ma quello che accade a Marrakech non avviene in altre capitali occidentali più note all’industria della moda. Non c’è tutto quello stress e quella necessità di essere sempre “on point” sui trend e gli eventi del momento. Non abbiamo paura di rimanere fuori dal contesto “moda”. È proprio una questione di tempo che trascorre in una maniera del tutto differente, più lungo. Abbiamo il sole e la cultura in mezzo alla strada, non dobbiamo entrare in un museo per vedere dell’arte… abbiamo La Medina che è un vero museo a cielo aperto, con tutti i suoi abitanti che praticano arti antiche per le strade senza la necessità di sentirsi trendy o di sentirsi “abbastanza” cool.
Courtesy of Maison Artc
Che progetti all’attivo hai in questo momento oltre Maison Artc?
A giugno raggiungerò quello che per me è un traguardo: sto preparando l’esposizione di mie fotografie e pezzi d’arte al Victoria and Albert Museum, per me un sogno che diventa realtà. Ma ho anche altri progetti work in progress, perché amo sempre essere attivo e al lavoro su qualcosa. Mi piace sorprendermi con cose che non conosco e poi far sorprendere anche le persone che mi seguono. Sono convinto che se metti l’amore e la passione in ciò che fai puoi ispirare tantissimo gli altri a fare del bene: da soli siamo solo degli individui, ma se ci rispettassimo di più, collaborando tutti insieme e senza la paura di mostrare le nostre sensibilità, sarebbe un mondo migliore.