Durante la Milano Fashion Week Donna 2023, in occasione di Upheavel, l’evento di tre giorni un cui Acre Hub ha presentato 3 designer emergenti, abbiamo intervistato Lucia Carmagnola fashion designer e fondatrice del brand Punto_zero.
Insieme abbiamo parlato della sua personale visione della moda, del tessuto come forma di espressione e del suo rapporto con l’estetica postmediale.

IPERTESTI DI MAGLIA o come Lucia Carmagnola intreccia Punto_zero
Foto di Lucia Carmagnola

“Chi ha detto che tutta la moda debba essere come tutta la moda? Ciò che faccio, lo faccio perché mi permette di trovare un diversivo rispetto a quello che nella realtà in cui vivo non mi piace. Sarebbe incoerente per la mia stessa identità sottostare a modelli che cercano d’imporre un solo e giusto modo di sentire e di comportarsi” – Lucia Carmagnola

Genovese di nascita, classe 1999, Lucia Carmagnola è un’emergente Fashion designer che vive e lavora a Milano. La incontriamo a Niguarda, un quartiere della zona nord della città che dal 2018 l’accompagna nella sua crescita professionale, influenzandone la restituzione stilistica.  

Con questo confronto, a un anno dalla fondazione del suo brand Punto_zero1, presentiamo una chiave di lettura della sua ricerca artistica. Una conversazione in cui la fashion designer si racconta ponendo in primo piano le sue creazioni: “indumenti manifesto di un occhio postmediale2, che nella loro struttura riflettono la mutevolezza del mio presente”.

Come sei arrivata a esprimerti attraverso il linguaggio della moda? 

“Il mio è stato un percorso fatto di scelte istintive e necessità. Sin da piccola mia madre mi ha insegnato che potevo provare ad esprimermi attraverso linguaggi alternativi; crescendo ho mantenuto il suo consiglio”. Prosegue: “Inizialmente dipingevo, poi ho capito che il risultato pittorico non mi soddisfaceva. Così ho cominciato ad approcciarmi ai tessuti e all’abbigliamento, a una condizione più tangibile della materia. L’atto del cucire mi permette di connettere le idee alla quotidianità, di trovare un compromesso tra ciò che ho nella testa e ciò che ho davanti”.  

Nel 2022 lanci il tuo brand Punto_zero, di cui da qualche mese è stato l’anniversario, che hai celebrato il 25 di febbraio 2023 con l’evento Meta-trama3, all’interno del format UPHEAVAL di Acre Hub. Descrivici la sua identità e cosa risiede dietro alle forme che proponi. 

“Punto_zero parla di una condizione di continua ridefinizione, i miei vestiti mutano costantemente, si comportano come il numero zero. Pensa al valore che ha questo numero in una cifra, in base a dove è collocato assume e fa assumere significati diversi: 10 – 100 – 0.001 – 10.000 (…) –  ecco, le cose che faccio si comportano così. Se poste su una gruccia non riescono a starci, si raggrinziscono o cadono, hanno bisogno di un corpo da vestire per essere definite”.

Foto di Lucia Carmagnola

Nelle creazioni di Punto_zero non ci sono né convenzioni sartoriali né taglie precise. In questo senso i capi sembrano voler rispecchiare una dimensione reale, priva di illusioni e sfalsati abbellimenti estetizzanti: “Sono gli indumenti che si plasmano sui corpi rispettando le loro curve” – dice Lucia.

Parli frequentemente di seconda pelle e di armature meccaniche; che relazione c’è tra queste due immagini e la realtà in cui le inserisci?

“Ho iniziato a cucire quando mi sono domandata cosa mi sarebbe piaciuto indossare. Inizialmente sperimentavo per sentirmi a mio agio con il corpo, poi tutto è diventato meno autoreferenziale, perché la necessità di fare indumenti che mi facessero stare bene si è amplificata al plurale”. Dal suo esordio a oggi Lucia spiega di percepirsi con più coscienza. Se in un primo momento associasse alle sue creazioni la fragilità di una seconda pelle, attualmente l’immagine in cui tende a identificarle è quella di armature: “Uno stato in cui la condizione di epidermide si integra di uno scheletro portante che le rende più forti”, ma di cui ribadisce: “Nonostante questa mia acquisizione di sicurezza, in Punto_zero resta centrale il bisogno di giungere a una forma che esprima un senso di accettazione per ciò che si percepisce come non allineato alla regola”.

Come ti collochi tra gli attuali emergenti fashion brand e all’interno del sistema della moda? 

“Spesso mi è stato criticato di fare cose invendibili e a volte capita che mi senta fuori posto rispetto a certe circostanze di lavoro. Come è risaputo l’universo lavorativo della moda è competitivo e aggressivo, per questo la mia “arma difensiva” e primaria ambizione è sempre stata quella di rimanere fedele a me stessa, senza comportarmi come la maggior parte degli ambienti dell’high fashion fanno credere di dovere”. Con ciò Lucia ribadisce di non voler far intendere di dissociarsi da format spettacolari come quello delle fashion week: “Sarei ipocrita ad affermarlo perché fanno parte dell’altra faccia della medaglia, di un gioco in cui ho scelto di stare. Tuttavia, non ho problemi a mettere in luce che sento molte di queste iniziative come una cosa vecchia; mi annoiano. Dico ciò senza pensare di risultare arrogante, ma perchè sono stufa di vedere i grandi palcoscenici mediatici dare voce, solo e sempre, a una ristretta nicchia di persone”. 

Atmosfere grigie, knitting e codici informatici caratterizzano il vocabolario espressivo di Lucia Carmagnola: un immaginario ramificato che emerge tra l’influenza della periferia milanese, i vicoli genovesi e la sua fascinazione per le nuove tecnologie e per il web. Quattro retrospettive differenti, che però hanno in comune strutture mosse da un costante brulicare energetico. Osservato da questa prospettiva il lavoro della designer potrebbe essere inserito in quella categoria artistica che oggi viene identificata come postmediale4. Un termine stretto alla Gen Z dei digital born, che qui si riferisce alla dissoluzione formale di specifici medium a costituzione di opere, lavori e creazioni artistiche. Secondo relativo punto di vista5, il ruolo deз creativз diventa paragonabile a quello di programmatorз tecnicз, poiché con l’obiettivo di far confluire le molteplici innovazioni, derivanti dalla quotidianità, in ulteriori display loro rispecchianti.

Parlando di questa corrente di pensiero, Lucia racconta: “Nel 2020, mentre facevo ricerca di tesi, la mia attenzione è stata catturata dalla bambolina dello spot pubblicitario “Mental Wealth6, lanciato da Sony Playstation nel 1999, diretto da Chris Cunningham7” – “L’immagine di quella ragazza dal viso alterato, che ricorda molto la fisionomia extraterrestre, è diventata per me una sorta di alter ego. Quello con lei è stato l’incontro che mi ha fatto abbracciare il mio modo poco compreso di esprimermi; ed è a partire da lì che ho capito in che maniera mi premesse comunicare”. Conclude poi aggiungendo che la prospettiva visiva di quel mondo digitale e la lettura di testi quali “CTRL+C, CTRL+V (scrittura non creativa)”8 di Kenneth Goldsmith9, le abbiano permesso di avvicinarsi a questioni come l’affollamento del campo visuale e lo statuto dell’autenticità autoriale, in relazione a ciò che il flusso mediatico propone. 

Silenziosa e determinata la designer parte dal personale per poi riflettere su tematiche collettive, tra cui la dissoluzione delle certezze dell’avvenire e lo slittamento tra sfera reale-virtuale. 

Lucia Carmagnola sembra così cucire tutt’attorno a sé una rete; una trama a maglie irregolari ma connesse, che metaforicamente traduce la sua attitudine emotiva verso chi incontra e che concretamente si fa il tratto distintivo di ciò che propone: “Punto_zero è per me andare oltre a ciò che si vede per poter esprimere cosa si vorrebbe vedere”.


NOTE

  1. Punto_zero Brand https://www.instagram.com/_.0___________/?hl=it.
  2. Ruggero Eugeni, La condizione postmediale. Media, linguaggi e narrazioni. Nuova ediz, La scuola, 2022.ruggero-eugeni/condizione-postmediale-media-linguaggi-e-narrazioni-nuova-ediz.html 
  3. Meta-trama, 25 febbraio 2023, Acre Hub (MI) – Evento sviluppato su due atti performativi volti a celebrare l’anniversario della fondazione del Brand Punto_zero e a far emergere il baricentro creativo  della designer, https://www.instagram.com/p/CopaUHfMczD/?utm_source=ig_web_copy_link .
  4. La preposizione “post” presente all’interno della parla “postmediale”, potrebbe ricollegare primariamente alla corrente del Postmodernismo, un ampio movimento ideale e culturale, associato a diverse scuole di pensiero e discipline, sorte tra la metà e la fine del XX secolo. Allargando però la prospettiva, il valore di “post” non si limita a relative declinazioni storico-temporali, ma nell’epoca attuale giunge a esprimere un concetto che intellettuali come Slavoj Zizek nel libro “Il trash sublime” (2018) ritiene persino come “un termine oggi già obsoleto”. Preme dunque specificare come nelle righe sopra citate, il termine “postmediale” venga così contestualizzato: “La società postmediale è identificabile come la fine dei tradizionali mezzi di comunicazione di massa; vale a dire dei mass media che hanno accompagnato le società dall’avvento della seconda rivoluzione industriale in poi. La condizione postmediale, dunque, è determinata dalla dissoluzione degli apparati su cui si fonda la società contemporanea (…) Per vivere all’interno di una società tale, secondo i sociologi contemporanei, è necessario effettuare una paziente ricostruzione del senso delle pratiche quotidiane attraverso la naturalizzazione delle tecnologie, la soggettivazione dell’esperienza e la socializzazione dei legami relazionali” – Daniela Grazia Patrizia di Mauro, La società postmediale, Periodico daily, 6 aprile 2019.
  5. Domenico Quaranta, Media, New Media, PostMedia, Milano, Postmediabooks, 2020, http://www.postmediabooks.it/2010/55media/55mediapostmedia.htm. Rosalind Krauss, L’arte nell’era postmediale. L’esempio di Marcel Broodthaers, Milano, Postmediabooks, 2005, http://www.postmediabooks.it/2005/20krauss/9788874900206.htm.
  6. PlayStation – “Mental Wealth” – European TV Adverts (1999) UK, FR, IT, ES, DE, https://www.youtube.com/watch?v=h6BQh26sZwk.
  7. Chris Cunningham (Reading, 1970) Vive e lavora a Londra  https://mubi.com/it/cast/chris-cunningham.
  8. Kenneth Goldsmith, CTRL+C, CTRL+V – Scrittura non creativa, 2019. https://www.neroeditions.com/product/ctrlc-ctrlv-scrittura-non-creativa/ 
  9. Kenneth Goldsmith (1961) è un poeta e artista americano concettuale, che per primo si è laureato al Museum of Modern Art – MomA – New York https://monoskop.org/Kenneth_Goldsmith.