Blockchain, crypto valute, wallet, digital art, NFT. Per non aver sentito parlare di questi termini negli ultimi mesi avreste dovuto vivere su Marte. Durante il lockdown il web è esploso di articoli, guide e guru finanziari di token e blockchain, tutti curiosi riguardo questo nuovo mercato, il suo utilizzo e le infinite possibilità che offre. 

A scatenare tanta curiosità sono gli NFTNon Fungible Token – e la Crypto Art, balzati agli onori dopo che la casa d’aste newyorkese Christie’s ha venduto uno per 69 milioni di dollari. “Everydays: The First 5000 Days” realizzata da Mike Winkelmann: costituita da un file JPG di un collage di tutte le immagini digitali postate dall’autore ogni giorno dal 2007, l’opera è un pezzo unico nella storia dell’arte digitale.

Un NFT è una marca digitale, dotata di un certificato di autenticità e unicità. Tale certificato è rilasciato grazie alla tecnologia blockchain, che rende ogni pezzo unico, non riproducibile né reciprocamente intercambiabile. Gli NFT sono quindi associati a un contenuto e ne garantiscono l’autenticità, conferendo al proprietario un certificato della proprietà del prodotto (digitale) in questione. 

Un pezzo di crypto art è non fungibile così da distinguerlo dalle altre risorse crittografiche intercambiabili (come Bitcoin ed Ethereum). Gli artisti che vogliono vendere la loro opera come NFT devono registrarsi su un mercato ed emettere i token (il cosiddetto “mining”), inserendo le proprie info su blockchain. Tramite la “tokenizzazione” viene tracciato l’NFT nella blockchain, che ne codifica la provenienza, le condizioni e l’autenticità. L’acquisto del NFT fornisce la prova che l’opera è autentica e appartiene solo a lui e per quanto essa sia riproducibile e visualizzabile sul dispositivo di altre persone questa non appartiene a loro. Ecco perché vengono ritenuti un po’ come una firma d’artista, che protegge la paternità del creator rendendo il mercato trasparente.

Noi, per capirci qualcosa in più su cosa può offrire il mercato ad artisti e fruitori, abbiamo contattato l’image maker Alberto Carlo Macchi, artista 3D e fotografo. Alberto collabora con Foundation e il Grants Program dopo che uno dei suoi lavori è spiccato ad un concorso per digital artists, vincendo l’opportunità di entrare nella galleria virtuale. Ho fatto quattro chiacchiere con lui, chiedendo di rispondere alle mie domande come fossi una zia che di digital non ha nemmeno la sveglia.

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Courtesy of Alberto Carlo Macchi

[Intervista condotta ad Agosto 2021]

Come è iniziato il tuo percorso con gli NFT?

Ho iniziato quando ho scoperto SevensGrant, un marketplace all’epoca nascente che selezionava 200 artisti il cui requisito principale era il non dover mai aver pubblicato un Non-Fungible-Token. All’interno della commissione che selezionava gli artisti c’erano nomi come Beeple, Pak… non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione! Sono stato selezionato e la mia opera è andata all’asta insieme a quelle degli altri artisti fin quando, anche abbastanza velocemente, non è stata venduta! Trattandosi di un asta a rilancio ovviamente la decisione spettava anche un pò me. Così dopo tre o quattro rilanci ho deciso di venderla proprio perché volevo dare fiducia a chi aveva dato fiducia a me, senza stare a “grattare l’ultimo euro”. 

Prima di lanciarti in questo mondo ti intendevi già di cryptovalute?

Navigando da sempre sul web ho un grosso rimorso: non aver investito ai tempi! Ho sempre seguito la vicenda, ma non mi aspettavo questo boom. Inizialmente è nata come un esperimento, senza nessuna velleità né di diventare così diffusa né di avere un utilizzo che potesse contrastare le valute tradizionali… cosa che poi è successa! 

Su che base decidi quali opere rendere NFT? L’acquisto riguarda solo la proprietà o l’opera è compresa?

Ci sono due tipi di marketplace, per me la differenza è proprio qui: quelli liberi come Opensea o Rarible, che non hanno la parte “curational” e chiunque può iscriversi e pubblicare. Altri marketplace invece, hanno una commissione di artisti o persone del giro che fanno una selezione delle opere da pubblicare e promuovere. È come la differenza tra un mercatino ed una galleria d’arte: la seconda ha tutt’altra reputazione, il tuo nome è magari affiancato a quello di altri artisti importanti. Per quanto mi riguarda non ho interesse a lanciare i miei lavori nel mare di opere digitali del web, ce ne sono tante senza un rigore preciso e spesso a prezzi ridicoli che non danno valore all’opera.

È un pò il confine tra quella che è la “Internet Art” e l’arte vera e propria, che si muove verso il mercato delle crypto…

Esatto. Siamo saturi di arte digitale in giro. Per me conviene muoversi in marketplace con una certa reputazione, che possano anche fare da PR per chi, come me, non è particolarmente abile nello sponsorizzarsi. È la stessa identica cosa dell’essere seguiti da una galleria oppure di andare al mercatino, a vendere i tuoi quadretti a chiunque.

Ma quali sono i vantaggi o gli svantaggi? Esiste una regolamentazione che in un certo senso tutela gli artisti? 

È interessante un recente fatto inedito: quasi come fosse un mercato dell’arte tradizionale ora ci sono delle royalties. Quando l’artista vende l’opera e a sua volta viene rivenduta dal collezionista, guadagna un 10% che è tantissimo. Ovviamente non mancano i furbetti e le speculazioni, proprio come un mercato tradizionale!

Ma se la crypto perde valore vale meno anche l’opera, giusto?

Sostanzialmente sì. Può sembrare insensato, ma dipende tutto dai valori di mercato. Ora però, alcuni marketplace hanno aperto al mercato secondario: se un collezionista compra l’opera e poi la rivende, ci guadagna sia lui proprietario sia l’artista. Bisogna quindi considerare gli NFT un vero e proprio investimento

Che impatto hanno avuto gli NFT nel settore? Ha cambiato o confermato il paradigma su ciò che spesso nemmeno viene considerato “vera arte”?

Forse è presto per capire se la cosa proseguirà o se è solo un trend. Per esempio, la fotografia negli NFT non funziona ancora molto. I grossi collezionisti e gli investitori principali sono tutti relativamente giovani, sotto i 40 anni. Quelli che hanno investito nelle valute quando ancora non si sapeva cosa fossero davvero, ai tempi in cui si parlava di Bitcoin solo nell’internet underground. I “nuovi ricchi” che grazie a piccoli investimenti ora si ritrovano con un sacco di soldi! Quindi il gusto che spinge il mercato è quello di “ragazzini”, più propensi a illustrazione, grafica e digital art 3D con un’estetica ben precisa. Un mercato come quello della fotografia secondo me non avrebbe nemmeno più di tanto senso, perché gode già di un mercato suo tradizionale. 

Che futuro vedi per gli NFT?

Mi immagino un futuro nella realtà virtuale vera e propria. Quando nel 2016 uscì Oculus la tecnologia non era strabiliante, tutt’oggi si scontra con le difficoltà dei vari supporti nonostante le nuove integrazioni e gli head-seat. Però, con gli sviluppi di nuove tecnologie, potrebbe essere un modo per le persone di alienarsi dal mondo ed entrare in realtà fittizie uniche nel loro genere: degli NFT, personalizzabili e disegnati sulle tue preferenze dai tuoi artisti preferiti! Così come i cataloghi di moda e lo shopping, gli eventi… bisogna essere pronti e reggere la velocità degli sviluppi, pandemia permettendo! Sarebbe bello poi creare un collettivo di artisti NFT, o dei marketplace esclusivamente riservati agli artisti italiani del settore come accade negli altri paesi.

Alberto Carlo macchi
Courtesy of Alberto Carlo Macchi