NFT, Blockchain e altri di questi neologismi si fanno strada nel panorama dell’arte contemporanea. Dal mondo della musica a quello della realtà aumentata, gli NFT sono diventati il nuovo mezzo a cui appellarsi per possedere ciò che è immateriale e intoccabile.

Da Wikipedia: l’ NFT o non-fungible token (NFT, in italiano gettone non fungibile o gettone non riproducibile) è un tipo speciale di gettone crittografico che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su catena di blocchi di un bene unico (digitale o fisico); i gettoni non fungibili non sono quindi reciprocamente intercambiabili.

Per mesi, a causa di scarse informazioni e false credenze, si era immaginato che l’NFT altro non fosse se non l’ennesimo vezzo demaniale, segno di una società in continua evoluzione che preferisce nascondersi e vivere in una dimensione altra piuttosto che nella reale quotidianità. Numerose sono le perplessità che accerchiano questo non fungibile token

Ma se l’opera è in formato digitale, non è forse riproducibile? Ma soprattutto un collezionista potrebbe chiedersi: dove appendo un’opera digitale in casa? Vicino al comodino, in soggiorno, sopra al televisore? Ebbene queste e altre perplessità fanno eco in un mercato sempre più volatile in cerca di nuovi spunti e idee innovative a cui aggrapparsi.

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Credits: “Hall of Visions”, Pilar Zeta (2021) su Aorist

Ma per rispondere ai quesiti sopra elencati, sarebbe da chiedersi: sarà forse che il collezionista oggi non è più quello di ieri? Forse sì. I famosi ”collezionisti di una volta” alla forsennata ricerca di un nuovo pezzo da inserire nella propria “galleria”, stanno lasciando spazio ad una generazione di giovani compratori e sperimentatori che nelle innovazioni digitali trovano una linfa vitale e una via di fuga, ma sopratutto – a volte – la tanto ricercata accessibilità economica. Da Kanye West a Jay-Z, fino ai fan dei Kings Of Leon il numero dei mecenati della Crypto Art è in continua crescita.

Bisogna tenere a mente che fino a qualche anno fa il paradigma del mercato dell’arte (e non solo), era il seguente: più soldi più qualità/valore. Sententia opinabile su molti fronti, eppure non totalmente infondata, dal momento che più si era disposti a spendere più l’opera che si stava per acquisire era intrisa da un valore commerciale decisamente alto. Con l’NFT quasi che si sovverte questo schema.

Non è una regressione alla società in preda al boom economico del secolo scorso, che non conosceva ancora il valore di un Dalì o di un Pizarro, ma di certo l’NFT consolida un’apertura del mercato non irrilevante.

Basti pensare a Mahmood, che in Ghettolimpo offre agli acquirenti dei pacchetti promozionali o in vendita singola proprio delle riproduzioni artistiche dello stesso cantante in formato digitale con uno snippet strumentale in sottofondo, queste realizzazioni uniche sono acquistabili con certificazione tramite Ethereum la piattaforma che si occupa di questo genere di opere d’arte digitali.

Ma se dai prezzi “abbordabili” quali 299 euro per un NFT di Mahmood si passasse a più di 20 milioni di dollari? Si pensi a Everydays: The First 5000 Days dell’artista digitale Mike “Beeple” Winkelmann che si trova in cima alla lista delle NFT più costose mai vendute battuta Christie’s Auction House.

La casa d’aste più antica e famosa del mondo debutta nel 2021 con le criptovalute, con un record di 69.3 milioni di dollari portando il giovanissimo illustratore americano Beeple ad essere il terzo artista vivente più valutato del mondo dopo Jeff Koons e David Hockney.

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Beeple, Everydays: The First 5000 Days (2021)

Everydays: The First 5000 Days è in formato jpg ed è un collage composto di 5000 immagini create e postate dal 2007 al 2021 che incorpora scene surreali e disegni di politici come Donald Trump e Mao Tse Tung accanto a personaggi dei cartoni da Topolino ai Pokemon.
Prova della funzionalità e garanzia del certificato di autenticità dell’opera risiede nel fatto che le realizzazioni non sono intercambiabili né tantomeno fungibili (in contrasto con i bitcoin).

Sempre di Beeple un altro record mondiale di 6,66 milioni di dollari: video di 10 secondi mostra Trump sdraiato a faccia in giù con le imprecazioni scarabocchiate sul suo corpo nudo.
Sicuramente un punto di forza di gran parte dei figli dell’NFT sono le continue assonanze con la realtà politica e sociale odierna. Denuncia, critica, satira, come nel caso di Beeple sono gli intenti che molto più di ingegni macchinosi ed estetici fruttano nelle tasche degli artisti 2.0.

Ma se l’NFT proprio in accordo con questa indagine attuale venisse venduto “a fin di bene”? Proprio nelle ultime settimane è stato inoltrato un appello di donazioni anche in formato NFT per far fronte alla urgente e gravissima situazione nel territorio ucraino. L’organizzazione non governativa Come Back Alive, che aiuta le forze militari ucraine, ha ricevuto ben 3$ milioni in Bitcoin (BTC) in una singola donazione. Gli acquirenti proprio tramite canali social chiedono al Ministero della Difesa del paese di accettare donazioni in crypto, come Tether (USDT).

Ancora, tramite la piattaforma NFT Orica, è stato lanciato l’anno scorso una campagna NFT per aiutare a costruire una scuola in Uganda. Ma, se già nel secolo scorso con Nauman, Abramovic e così via aveva fatto capolino nel mondo dell’arte la presenza del digital, del video e delle performance ci sembra davvero così strano che una gif o un meme possa diventare un domani magari un patrimonio culturale?

Del resto siamo intrisi in una comunicazione segnica in cui “Come stai” talvolta viene sostituito in chat da uno sticker o qualcosa di simile. Ma soprattutto, la pretesa di sintetizzare e ingabbiare un’azione, un momento irripetibile come quella della performance è forse così diverso dall’acquisto di un “manufatto 3d”?
Che sia la smania di possesso o il monito di una rivoluzione nel campo artistico e sociale, la strada per la fruizione dell’arte si fa sempre più complessa e meno democratica